I giovani in agricoltura? Sono meno di dieci anni fa!

La domanda è semplice: ci sono più giovani agricoltori oggi oppure dieci anni fa? La risposta, tuttavia, non è semplice. O per lo meno potrebbe esserlo, ma bisogna fare chiarezza. E noi, stiamo qui apposta.

Bene, iniziamo con il rispondere esattamente alla domanda senza giri di parole: gli agricoltori under 35 oggi sono di meno di 10 anni fa, per la precisione. Lo abbiamo esplicitato nell’editoriale dello scorso numero Non è un paese per i giovani. E manco a farlo apposta dopo la pubblicazione continuavano a balzare agli onori della cronaca dati in controtendenza. Però, ad onestà del vero, qualcuno nella nostra direzione c’era, su tutti cito l’Huffington Post che parlava anch’esso di (meta)narrazione dominante con poca aderenza alla realtà.

I dati stanno nero su bianco nel report “Giovani e Agricoltura 2022”. Ricorriamo al virgolettato perché le parole sono quelle dell’ISTAT:

Il quadro generale evidenzia, in confronto ai risultati del Censimento del 2010, una significativa riduzione del numero delle aziende agricole italiane (-30%), ad un ritmo molto superiore rispetto a quello registrato nei principali paesi europei (Francia -20%, Germania -12%, Spagna -7,6%). Contestualmente, la Superficie Agricola Utilizzata (SAU) è stata soggetta da una riduzione molto inferiore (-2,5%) a  testimonianza di come, nell’agricoltura italiana, sia in atto un importante processo di concentrazione dell’imprenditoria agricola. Il Censimento 2020 ha rilevato le unità con almeno: 20 are di Superficie Agricola Utilizzata (SAU) oppure, 10 are investite a vite oppure a serre o a funghi oppure, una unità di bestiame adulto (UBA) oppure, 3 alveari. In attesa del Censimento Permanente dell’Agricoltura (CPA), che partirà nel 2023, diffondendo annualmente dati sul settore primario ancora più completi di quelli attuali, l’edizione 2020 del Censimento contiene numerose informazioni interessanti anche per ciò che concerne le aziende guidate dai giovani under 41. In generale, il confronto con i dati del 2010 evidenzia un’importante riduzione del numero di aziende agricole con capi azienda giovani (circa 80 mila in meno, pari a un calo del 43,8%) anche superiore rispetto a quello registrato dalle aziende agricole nel complesso (-30,1%). Nel Nord e nel Centro del Paese il calo è stato sensibilmente inferiore rispetto al Mezzogiorno (35,6% contro 48,9%)”.

E siccome qualcuno i dati li sa leggere, anche l’Huffington Post ha ben interpretato (come noi!) le stime del centro studi Divulga  “i nuovi insediamenti sostenuti da fondi PAC sarebbero stati circa 20 mila nell’ultimo settennio di programmazione (2014-2020). Sono 3 mila giovani l’anno, mentre in Francia – paese in cui il numero di aziende agricole non arriva al 30% di quelle italiane – sono circa 9 mila. Nel rapporto “Giovani e Agricoltura” del 2022, è segnalata una variazione negativa dell’1,9% degli occupati under 35 in agricoltura, silvicoltura e pesca mettendo a confronto il 2018 con il 2021”.

Come ho detto nel precedente editoriale, il tappeto di una “super-narrazione” che erge a eroe l’imprenditore agricolo non sta né in cielo né in terra: i giovani imprenditori sono più digitalizzati, sì ma nessuno parla del gap di rete che scontano le aree rurali; i capi azienda sono più formati, sì, ma nessuno dice che lo stipendio medio di un agronomo è di poco superiore ai 1.400 €; i giovani sanno fare aggregazione, sì, ma nessuno dice che le reti intermodali al Mezzogiorno non hanno HUB di snodo e si potrebbe continuare all’infinito.

Tuttavia vorrei fare una preghiera agli addetti ai lavori ed alle istituzioni: per aiutare il comparto, serve chiarezza, trasparenza e, soprattutto, verità. Perché se i problemi li dobbiamo affrontare, la verità ce la dobbiamo dire. Altrimenti facciamo solo chiacchiere “alla vacand!”.

A cura della Redazione di FoglieTV

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