Foglie per le Donne

LA VIOLENZA (FISICA O VERBALE CHE SIA) UCCIDE PRIMA LA DIGNITÀ DELLA PERSONA E POI IL SUO CORPO.
Noi parliamo oggi! La giornata della violenza contro le donne è passata ed ha visto un ampio dibattito, animato purtroppo dai tragici accadimenti che hanno scosso, ancora una volta, le nostre coscienze. Come redazione abbiamo scelto di tacere, di lasciare spazio a più autorevoli commenti. Nel nostro piccolo, così…a mente lucida, una riflessione la vogliamo fare oggi
La scelta de La Repubblica di dare un nome (ed un cognome) alle vittime di femminicidio ha reso visivamente una narrazione che da giorni ci accompagna: 105 vittime, 105 donne hanno perso la vita, molte di loro per mano di coloro che amavano o che avevano amato. L’atrocità di questi gesti deve essere condannata senza se e senza ma, però a nostro avviso, in questo momento serve una riflessione più ampia che si esplichi ad un livello superiore e che ci veda tutti coinvolti, uomini e donne.
E’ parere dello scrivente che oggi serve una nuova umanità che passi soprattutto dal rispetto della dignità delle persone. Bisogna rimettere al centro la sacralità della persona, della sua vita: bisogna rispettare la donna non solo in quanto donna, ma come essere umano. Ecco, io credo che a questa società attuale serve un nuovo umanesimo. Proprio nel momento in cui la tecnologia compie passi in avanti fino a realizzare macchine in grado di replicare le performance dell’intelligenza umana, l’umano si trova disallineato rispetto a sé stesso, ai propri sentimenti. E la cosa che mi preoccupa è che si sta perdendo il senso della vita: la vita non ha più significato né valore. Tanti sono i fatti di cronaca che portano alla luce azioni di una brutalità inumana che, ahimè, spesso scaturisce per futili motivi. Gente che accoltella per una precedenza non data o che picchia un medico perché non ha visitato per primo il proprio figlio. O ancora ragazzini che sfidano la sorte passando davanti a un treno o che picchiano uno sconosciuto solo per una challenge. Mi dispiace ma non è la società che immaginavo. C’è una deriva sociale che ha alienato due capisaldi della mia cultura personale e familiare: il rispetto per la dignità della persona. Mio padre forse di umanesimo non se ne intenderà come un letterato o un filosofo, ma so per certo che le parole “dignità” e “rispetto” le ha praticate con gesti concreti nella propria vita. A mio figlio voglio insegnare proprio questo: a dare il giusto valore alla vita (a partire dalla sua) e a riempire di significati positivi le relazioni con gli altri in quanto persone, in quanto esseri umani. Portare rispetto alla dignità della persona significa rispettarla come donna o uomo, ma anche come lavoratore o imprenditore, come figlio o genitore, come religioso o ateo, come elettore di sinistra o di destra. D’altronde queste sono tutte declinazioni dell’essere inteso come “essenza”. La violenza (fisica o verbale che sia) uccide prima la dignità della persona e poi il suo corpo. Non dimenticalo mai!
Donato Fanelli