Finocchi: il pro-capite è di oltre 2 kg l’anno, ma i consumi hanno perso slancio nel 2023/24 – produzione concentrata nel Centro-Sud; ampi i margini di crescita per l’export

Sono 19mila gli ettari destinati alla coltivazione del finocchio in Italia, con 500mila tonnellate prodotte nel 2023 e un valore alla prima fase di scambio di oltre 250 milioni di euro: numeri che fanno del nostro Paese il primo produttore mondiale di questa specie ortofrutticola. Lo rivela l’ISMEA in un’analisi sul mercato del finocchio, la cui coltivazione è diffusa soprattutto al Centro-Sud e per tre quarti in Puglia, Calabria, Campania e Abruzzo.

Anche se la diversificazione degli areali di produzione potrebbe prolungare la durata della campagna di commercializzazione, con implicazioni positive soprattutto per l’export, la variabile che presenta, ad oggi, i maggiori potenziali di crescita. Dal 2000 al 2023 le superfici investite sono diminuite del 14%, ma le rese sono aumentate del 19%, con un effetto netto positivo sulla produzione. 

Il consumo nazionale di finocchi, sceso del 5,6% nel 2023/24 dopo il più 7,4% dell’annata precedente, non presenta squilibri territoriali ma prevale tra gli over 55. Le vendite sono sbilanciate sullo sfuso, con il 92% del totale, contro l’8% del confezionato, mentre le modalità di consumo privilegiano il prodotto allo stato fresco, rispetto al cotto (a vapore o gratinato) e alle altre preparazioni. Da rilevare che l’impiego nella IV gamma presenta difficoltà dovute all’ossidazione e al conseguente imbrunimento del prodotto, fenomeno che scoraggia l’utilizzo dei finocchi nei mix “pronti da mangiare” graditi soprattutto alle fasce di consumatori più giovani. 

Quanto alle esportazioni, – che costituiscono ad oggi l’elemento più promettente – con 55mila tonnellate coprono poco più del 10% della produzione, generando all’estero un giro d’affari che nel 2023 ha raggiunto i 67 milioni di euro. Le prospettive sono decisamente incoraggianti – riferisce lo studio – con un possibile raddoppio dei volumi attuali e una maggiore presenza di finocchi italiani soprattutto in Spagna e nei promettenti mercati dell’Est europeo, in particolare Polonia, Ungheria e Romania, in aggiunta agli sbocchi tradizionali che vedono oggi in testa Germania, Francia e Svizzera. In questo senso, le attività di comunicazione e promozione potranno svolgere un ruolo di forte stimolo, favorendo nel medio termine il raggiungimento del target di crescita del 100%. 

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