Filiera cerasicola, siamo per una crescita della cultura della solidarietà

È il paradosso dei paradossi quello che sta succedendo in quel di Turi, in una campagna cerasicola che già dalla vigilia si preannunciava bollente…e non solo per le temperature altissime che i questi giorni hanno sfiorato i 37°.

La raccolta delle ciliegie nel Sud Est Barese è il momento topico di tutta un’annata agricola. Al sorgere della campagna le associazioni di categoria avevano paventato una mancanza di manodopera, come periodicamente avviene in prossimità della primavera. Manodopera che, come dimostrano i numeri delle presenze di braccianti immigrati che si sono riversati sul territorio, non manca affatto. Anzi! La bagarre politica ha da subito strumentalizzato la situazione: la Regione ha pagato fior di quattrini per allestire una foresteria, e adesso? Peccato che tale asserzione è vera in parte: i 160mila euro stanziati servivano a soddisfare un’utenza di 120 persone massimo.

Dal Comune hanno precisato nei giorni scorsi che ne sono arrivati 600. La struttura, da quello che affermano i sindacati dei braccianti, ne ospiterebbe qualche decina in più della capienza massima, mentre più di 300 avrebbero trovato rifugi di fortuna nelle zone vicine.

Il problema di dove e come sistemare questi braccianti è una questione complessa e trasversale che impatta su scelte di natura sì economica, ma anche sociale ed urbanistica. E’ una questione di dignità per chi vive arrabattato in posti di fortuna. E’ una questione di sicurezza per chi vive a ridosso di quelli accampamenti. E’ una questione sociale ed economica per coloro i quali sono deputati ad elaborare politiche che dovrebbero rendere le zone rurali più vivibili e per la creazione di valore aggiunto.

Perché se si investono soldi nella promozione del territorio, non si può assistere a scene di degrado che penalizzano l’immagine turistica di una zona. Perché se si promuove l’eccellenza enogastronomica, la “ciliegia”, si deve rispettare il lavoro agricolo in ogni sua forma, rendendo l’occupazione bracciantile più “umana”.

Perché se vogliamo pianificare una filiera più equa e performante si deve rendere sostenibile il lavoro lungo tutto il processo, dalla produzione alla commercializzazione sino alla distribuzione presso la GDO. Sono tutte facce della stessa medaglia: chi produce deve prodigarsi per rispettare la condizione di chi raccoglie; così come chi vende deve creare valore da distribuire anche tra chi produce.

E’ questa la catena virtuosa da innescare. La crescita del territorio passa anche, e soprattutto, dalla crescita di una cultura della solidarietà! Una solidarietà che tenga dentro tutti e non lasci indietro nessuno!

A cura della Redazione di Foglie TV

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