Dormex capitolo secondo

Nello scorso numero abbiamo dedicato un articolo al Dormex, solo un’introduzione per un argomento angusto e complesso come può esserlo questo prodotto commerciale.
Dormex è un fitoregolatore, nello specifico un interruttore di dormienza che è considerato dannoso e tossico per la salute umana e l’ambiente e per questo vietato.
Per fare un po’ più di chiarezza ci siamo affidati allo sguardo tecnico ed esperto del Professor Pasquale Losciale Professore Associato presso Dipartimento di Scienze del Suolo,della Pianta e degli Alimenti dell’Università degli Studi di Bari “Aldo MORO” (Di.S.S.P.A.).
Professor Losciale, partiamo dall’inizio, che cos’è Dormex?
Il Dormex, che è illegale in Italia, è un prodotto a base di idrogeno cianammide che stimola la precoce uscita dall’endodormienza. Premetto che il meccanismo d’azione non era conosciuto in toto ma quello che possiamo ipotizzare è che questa sostanza chimica riesca a provocare una sorta di crisi all’interno della pianta la quale per rispondere a questo stato di alterazione accelera la fase di schiusura dele gemme, resa rapida ed uniforme; quindi possiamo dire che questa sostanza fungeva da coadiuvante nel soddisfacimento del fabbisogno in freddo delle piante a foglia caduca.
Ha parlato di fabbisogno in freddo dunque le chiedo, parlando nello specifico di ciliegio, quest’anno l’areale pugliese che è vocato alla cerasicoltura è riuscito a soddisfare il fabbisogno in freddo della pianta?
La migliore risposta che le posso dare è dipende. Abbiamo, innanzitutto bisogno di fare una distinzione tra accumulo di porzioni di freddo e fabbisogno in freddo. L’accumulo attiene all’areale, cioè l’offerta di freddo del nostro ambiente, la domanda cui risponde è: quante porzioni di freddo sono state accumulate nell’ambiente da una data A ad un’altra B?
Questo accumulo può combaciare con il fabbisogno in freddo della specie e della cultivar. Teniamo anche in considerazione che il fabbisogno in freddo è specifico per ogni cultivar quindi non si può dare una riposta generalizzata a questa domanda, sicuramente alcune cultivar lo hanno ampiamente soddisfatto ma altre potrebbero non averlo raggiunto.
Esistono in commercio altri prodotti che possono essere sostituiti al Dormex, quindi lei come si spiega questa ossessione per questo prodotto?
Potrei dire che probabilmente si pensa che il Dormex abbia un’efficacia maggiore ma è importante considerare che quello che è fondamentale nell’utilizzo di questi prodotti è la fase in cui questi vengono applicati. Oltre alla dose ottimale è l’epoca che fa la differenza quindi affinché il prodotto abbia una buona efficacia la mia pianta deve aver già accumulato delle porzioni di freddo, se queste non sono state accumulate, il prodotto non riesce a sopperire a questa mancanza, viceversa se intervengo troppo in là la mia applicazione potrebbe avere un’azione fitotossica o inutile sulla pianta.
Abbiamo realizzato delle prove sperimentali con prodotti diversi su Actinidia e questi hanno portato degli ottimi risultati sia nella precocità ma anche sull’uniformità del germogliamento.
Parlando di moderna frutticoltura, quanto reputa importante la necessità di ricorrere a questi prodotti?
Faccio un passo indietro, nella storia si sono sviluppati dei modelli per riuscire a conteggiare l’accumulo di freddo degli alberi, la problematica è che, essendo tali modelli di base empirica non risultano accurati in ogni areale; faccio l’esempio del modello classico di Weinberger nel quale si conteggiano le ore al di sotto di 7,2 gradi centigradi. Si è visto che se questo modello è molto accurato in zone fredde, non lo è per le zone mediterranee. Sono stati sviluppati in seguito dei modelli dinamici che invece considerano delle porzioni di freddo che diventano fisse quando il freddo è duraturo, ma che “degenerano” se invece la temperatura si alza. Nel momento in cui però la porzione diventa fissa l’aumento della temperatura non comporta la perdita dell’accumulo.
Pertanto nella moderna frutticoltura è fondamentale, attraverso questi modelli, caratterizzare le cultivar rispetto al loro fabbisogno in freddo; devo dunque sapere nella scheda pomologica oltre a grandezza del frutto, fioritura ecc… anche il fabbisogno in freddo e in caldo della mia cultivar. Solo in questo modo posso decidere consapevolmente di far combaciare l’offerta termica di un areale con i fabbisogni della cultivar e quindi utilizzare o meno questi prodotti che secondo me sono utili se adoperati in un certo modo.
Se io quindi caratterizzo l’area nel quale andrò a realizzare un impianto e conosco i fabbisogni della mia cultivar posso, coerentemente con le conoscenze di cui dispongo, realizzare un impianto che non debba considerare questi fitoregolatori una costante bensì uno strumento che è possibile utilizzare in quelle annate particolarmente complesse.
Articolo a cura di Francesca Galizia