Dop per la mozzarella di Gioia del Colle servirà a vendite e riconoscibilità del territorio

Intervista al presidente del Gal Terra dei Trulli e Barsento Stefano Genco

Foglie ha intervistato il presidente del GAL Terra dei trulli e di Barsento, Stefano Genco, in occasione del riconoscimento, ottenuto dopo ben 9 anni, per la mozzarella di Gioia del Colle che finalmente e ufficialmente ottiene il marchio di origine protetta (DOP). Il gruppo di azione locale di riferimento include, oltre a Gioia del Colle, altri 7 paesi limitrofi (Alberobello, Castellana Grotte, Noci, Putignano, Sammichele di Bari e Turi), anche se il consorzio in via di formazione sta operando un allargamento del riconoscimento ottenuto a ben 25 paesi del circondario. La qualità dei nostri prodotti tipici e la sua certificazione a livello mondiale sono di grande aiuto per la valorizzazione del nostro territorio: il marchio DOP permette di commercializzare e far conoscere questi prodotti a livello mondiale, fornendo importanti vantaggi a tutta la catena di produzione, dagli allevatori ai trasformatori senza dimenticare la richiesta, sempre maggiore, da parte del cliente di avere in tavola prodotti locali di alta qualità.

 

In foto Stefano Genco presidente del Gal Trulli e Barsento

 

Quali sono le motivazioni che vi hanno spinto a costituire questa DOP?

Sicuramente, la motivazione principale risiede nella volontà di arricchimento del territorio, grazie a un prodotto particolare e tipico del luogo, che appartiene e rappresenta il nostro territorio. La zona in questione, quella del GAL Terra dei trulli e del Barsento, particolarmente vocata alla zootecnia, comprende ben 8 comuni, ma noi abbiamo voluto estendere il riconoscimento, ottenuto dopo un lungo periodo di 9 anni, ad un totale di 25 comuni del circondario. La neo mozzarella DOP incontra alcuni prodotti “rivali”, come la famosissima mozzarella di bufala campana e altre due opposizione: una mozzarella tedesca, la Bayernland, e una americana, che mantengono come filo conduttore la mozzarella di bufala.

Quali sono i punti di forza, e produttivi e commerciali?

Come possiamo vedere tutti, il cibo di qualità, certificato e qualificato, viene ricercato dalla popolazione d’Europa e non solo, addirittura a livello mondiale, sempre di più. Dare un nome e un cognome ad un prodotto che fino ad ora era “figlio di nessuno”, a mio parere vuol dire aver fatto un’azione buona e giusta.

Con l’ingresso della DOP, come cambiano i rapporti tra il mondo degli allevatori e i caseifici?

Materialmente questi cambiamenti non si sono ancora visti perché bisogna attendere il pieno funzionamento del consorzio che stiamo costituendo. Ma sicuramente, appena questo avverrà, si tenderà a collaborare a stretto contatto con allevatori e trasformatori, evitando di generare conflitti e rivalità. Penso che, infatti, questi cambiamenti si verificheranno come fatto naturale, come naturale conseguenza di questo riconoscimento che porta a strette collaborazioni e ad azioni di cooperazione.

Quanti caseifici e quante aziende hanno aderito?

Attualmente, si tratta dello zoccolo duro, cioè di quelle aziende che ci hanno sostenuto sin dall’inizio, e parliamo di una quindicina di aziende, ma le richieste da parte dei caseifici tendono ad aumentare esponenzialmente, siamo già attorno alle 40/50 richieste. Anche in questo caso, si parla di un fatto naturale che, a catena, si verificherà, è una conseguenza logica che avverrà nel momento in cui il consorzio entrerà in funzione pienamente e partiranno le varie adesioni. Ma c’è movimento, c’è richiesta, c’è interesse per questo prodotto, e questa è la cosa più importante al momento.

Quali sono i prossimi step del consorzio?

Innanzitutto l’ente certificatore, il CSQA, ha accettato e qualificato il prodotto. Ora si procederà, come ricordavo prima, con la costituzione del consorzio e, dopo questo, si parte. La sede sarà a Gioia del Colle e dal comune di Gioia abbiamo già avuto i locali idonei e necessari per la DOP. Non escludiamo anche la possibilità di un connubio tra la mozzarella DOP di Gioia del Colle, che rappresenta la novità, e la DOP di latte e di vini perché se lavoriamo insieme, anche includendo altri ambiti, anche a livello regionale, ci sarà la possibilità di attingere ad altri fondi per lo sviluppo della pubblicità e della commercializzazione di questi prodotti tipici che sono espressione della bellezza e della bontà del nostro territorio.

A cura della Dottoressa Marika Romanazzi

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