Desertificazione : l’Italia che scompare

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Mentre l’Italia si trova sempre più spesso a fronteggiare alluvioni e fenomeni meteorologici estremi, un’altra emergenza avanza più silenziosa: la desertificazione del suolo. Oggi, il 18% del territorio nazionale è già compromesso, con un impatto devastante sull’agricoltura e sugli ecosistemi. Un fenomeno che colpisce soprattutto il Sud, dove la combinazione di siccità, sfruttamento intensivo del terreno e cattiva gestione delle risorse idriche sta trasformando intere aree in lande improduttive.

Un Mezzogiorno sempre più arido

Se il Nord lotta contro l’eccesso d’acqua, il Sud combatte contro la sua mancanza. Le piogge scarse e irregolari, unite a temperature sempre più elevate, stanno accelerando un processo che minaccia di rendere incoltivabili vaste porzioni di territorio. Il fenomeno è aggravato da decenni di pratiche agricole intensive, che hanno impoverito i suoli e ridotto la loro capacità di trattenere l’umidità.

Mario Serpillo, presidente dell’Unione Coltivatori Italiani (UCI), lancia l’allarme: «Non possiamo più sfruttare la terra senza pensare alle conseguenze. Servono strategie che mettano al centro la sostenibilità, o la desertificazione sarà irreversibile».

L’agricoltura tra sfruttamento e riconversione

La crisi del suolo non è solo ambientale, ma anche economica e sociale. I dati dell’ISPRA parlano chiaro: nel 2021, in Italia sono stati utilizzati 4,8 milioni di tonnellate di fertilizzanti e 116 mila tonnellate di pesticidi. Una chimica aggressiva che, se da un lato ha garantito raccolti abbondanti, dall’altro ha eroso la fertilità della terra, rendendo necessario un uso sempre maggiore di sostanze artificiali per mantenere la produttività.

Eppure, un’alternativa esiste. Negli ultimi anni, la superficie dedicata all’agricoltura biologica è quasi raddoppiata, arrivando a 2,4 milioni di ettari. Ma è ancora troppo poco: oltre l’80% delle terre agricole italiane è gestito con metodi che accelerano il degrado ambientale.

Un problema globale che non può più aspettare

L’Italia non è sola in questa sfida. Ogni anno, nel mondo, si perdono 100 milioni di ettari di suolo fertile, con conseguenze dirette sulla sicurezza alimentare e sulla stabilità economica di intere regioni. Secondo la Commissione Europea, il recupero dei suoli degradati è un processo lungo e costoso, mentre la prevenzione resta la strategia più efficace.

L’agricoltura, da sempre pilastro della società, rischia di trasformarsi in un settore in crisi permanente se non si cambia rotta. Servono politiche agricole più lungimiranti, incentivi alla sostenibilità e un uso più attento delle risorse naturali.

La terra che oggi consumiamo è la stessa su cui dovremo costruire il nostro domani. Ignorare il problema significa mettere a rischio il futuro stesso dell’Italia. 

Articolo a cura di Antonietta Cea

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