CUT, Del Core: “Il settore dell’uva da tavola ha bisogno di conoscenza ed aggregazione”

L’evento CUT ha suscitato grande interesse all’interno della filiera. Molti operatori si sono avvicinati al mondo Cut sia per la concretezza di visione sui temi del comparto. Ma anche per le solide basi conoscitive del settore, come il catasto varietale. Quali sono le istanze di chi ha partecipato all’evento?

Si, è vero. È stato un evento molto partecipato quello realizzato da Cut in concomitanza con la propria assemblea dei soci.

Hanno offerto il loro contributo anche l’Apeo ed il Consorzio IGP e si è discusso di aggregazione della filiera e valore.

Cut ha invitato Angelo Frascarelli e Roberto Della Casa a portare la loro prospettiva sull’argomento e a proporre dati e considerazioni concrete e pragmatiche con autorevolezza agli operatori del comparto presenti e a quelli collegati dalla Sicilia. Anche la presentazione di alcuni elementi significativi del censimento del catasto varietale dell’uva da tavola , di cui ci occupiamo già per il terzo anno, insieme a CSO ITALY, ha destato grande interesse. È di questo che ha bisogno il settore: dati, stimoli

per la riflessione su strategie e opportunità di sviluppo dei consumi attraverso attività di promozione . E noi proviamo a caratterizzare l’azione della Cut proprio verso questi obiettivi: trasferire conoscenza e coinvolgere le aziende del comparto in iniziative a favore della filiera.

Quali novità avete presentato sul catasto?

In Italia ormai siamo al 62% di produzione di uva senza semi, un dato che dimostra la propensione all’innovazione del nostro comparto e la reattività nell’ adeguarsi al mercato; alcune varietà stanno performando bene, dal punto di vista della resa produttiva, della qualità, del gusto e del- la resistenza e poi stanno assumendo sempre più riconoscibilità e valore sul mercato : il produttore ovviamente le premia , piantandole sempre di più; pensiamo a varietà come Arra 30 , Sweet Celebration, Sugar Crisp, Autumn Crisp e Allison , senza trascurare il discreto successo registrato negli ultimi 3 anni anche dalla diffusione della Kelly. Tra le varietà con seme la Vittoria resiste come cultivar per la sua spiccata precocità e la varietà Italia, tra nuove difficoltà produttive e eccesso di offerta, soffre a favore delle varietà con semi, soprattutto sotto brevetto. La valorizzazione fo questa cultivar a nostro avviso passa per l’utilizzo del marchio di origine IGP, che potrà garantirne ancora per un arco temporale significativo la presenza sul mercato. Una nota : fa la sua comparsa nel 2024 tra le prime 10 varietà seedless in produzione in Italia anche Aurumn King (Usda), la cui produzione, iniziata illegalmente, e’stata finalmente regolarizzata attraverso un accordo tra il costitutore e i produttori italiani.

Qualiobiettiviinterminidimiglioramento genetico vi aspettate che vengano portari a casa nel corso dei prossimi anni ?

Dal punto di vista del miglioramento genetico sappiamo che i maggiori progetti di Breeding a livello nazionale e internazionale stanno lavorando sulle resistenze alle fitopatie e sul gusto. Si sta provando anche a sviluppare negli incroci per generare nuove varietà i tratti genomici dell’u- va da tavola che ne fanno un frutto dall’alto valore salutistico e nutraceutico. E’ una frontiera importante, verso cui andare. Di pari passo ci si confronta soprattutto con Spagna , California e Perù sul metodo migliore per costruire un brand per l’uva da tavola e svilupparne il consumo, sempre più fuori dai pasti, fidelizzando i consumatori.

In termini di aggregazione come vede ad oggi la filiera e quali passi in avanti pensa che possano essere necessari?

La filiera dell’uva da tavola italiana può esprimere tutta la sua eccellenza e spiccare il volo sul mercato europeo e non solo e emanciparsi dal fatto che le proprie sorti – successo o fallimento – derivino dall’andamento climatico , produttivo e commerciale degli altri paesi competitor.

Noi dobbiamo e possiamo essere fautori del destino del nostro comparto. Come? Coordinando le attività di centro studi, promozione, programmazione di settore, ricerca e innovazione e facendo riferimento ad altri modello organizzativi aggregati di successo in Italia.

Vi dice niente Unapera… Sta funzionando molto bene, nonostante la produzione delle pere sia stata messa in grave difficoltà da eventi climatici avversi nell’ultimo periodo. A nostro avviso i nostri produttori di uva da tavola sono i migliori del mondo, i nostri operatori commerciali hanno grandi capacità, grande propensione al rischio ed all’investimento e pieno presidio del mercato, soprattutto di quello interno e di quello europeo.

Se maturassimo anche maggiore propensione all’aggregazione, potremmo rafforzare il sistema delle OP a vantaggio della produzione e sostenere la competitività commerciale delle aziende. Il nostro concetto di aggregazione, viste le specificità del comparto italiano uva da tavola, non prevede al un limite alla autonomia di ciascun operatore, ma al contrario, garantirebbe una vera e concreta opportunità di aumentare il valore che la nostra filiera è in grado di generare. Gli altri distretti mondiali dell’uva da tavola lo hanno già fatto da tempo.

Per noi questa potrebbe essere l’ Ultima chiamata. E allora .. ora o mai più. Noi ci siamo. La CUT accetta la sfida.