Convegno Compag: strategia verde europea, rischi e opportunità
CONCLUSO IL CONVENGO NAZIONALE COMPAG. PER CONTENERE I RISCHI, AL COMPARTO AGRICOLO SERVONO COESIONE E FORMAZIONE. CON UN OCCHIO AI FINANZIAMENTI DEL PNRR
Grande partecipazione la scorsa settimana al Convegno Nazionale Compag, annuale appuntamento degli operatori della filiera cerealicola e delle rivendite agrarie, quest’anno incentrato sull’importante tema della Strategia verde europea, con i rischi e le opportunità che essa comporta. Una strategia – secondo Campag – ambiziosa e ispirata certamente da buone intenzioni, ma dalla scarsa applicabilità (data l’assenza di regolamenti attuativi e le scadenze irrealizzabili) e non priva di contraddizioni e ripercussioni.
“Nei nostri convegni abbiamo sempre parlato di sfide, cambiamenti e opportunità” ha esordito Fabio Manara, Presidente della Federazione. “Oggi però le nostre aziende affiliate si trovano a un bivio: da una parte la Comunità Europea intende ridurre drasticamente l’impiego della chimica in agricoltura (con la riduzione del 50% nell’uso dei pesticidi a fronte dell’aumento del 25% delle coltivazioni biologiche entro il 2030), dall’altro, per riuscirci, va fatta formazione. Una formazione che prima godeva del sostegno delle multinazionali, mentre oggi è tutta sulle spalle delle nostre aziende”. Sebbene Compag non abbia praticamente mai attinto ai fondi pubblici, viene ora fortunatamente in aiuto il PNRR (Piano Nazionale di Resistenza e Resilienza) che prevede investimenti nel settore per 6,8 miliardi di Euro. Molti i progetti che Compag sosterrà nel 2022, tra cui la promozione delle attività di filiera, l’aggiornamento della piattaforma per il rilascio dei patentini abilitanti all’uso dei fitofarmaci, corsi di formazione da parte di esperti indipendenti che analizzeranno la possibilità di sostituire i prodotti chimici con quelli alternativi, ma soprattutto un servizio di supporto alle aziende per accedere ai contributi del PNRR affrontando insieme a loro quel percorso così ostico che troppo spesso fa desistere i meno preparati. Compag, che negli ultimi 10 anni ha creato ottimi rapporti con tutta la filiera, ritiene che sia la coesione la chiave di svolta per riuscire ad attingere a tali contributi.
Interessante l’intervento di Graeme Jones – Vice capo Unità della DG SANTE, la direzione generale della Commissione responsabile della politica dell’UE per la sicurezza alimentare e la salute e del monitoraggio dell’attuazione della normativa. “Per raggiungere gli obiettivi della strategia F2F – ha affermato Graeme Jones – bisognerà aumentare l’agricoltura biologica facendo un uso sempre maggiore della produzione integrata e riducendo al massimo la chimica, individuando rapidamente dei sostituiti e incrementando la disponibilità di pesticidi a basso rischio”. Ha ricordato, inoltre, che non si tratta di vincoli stringenti ma di semplici target di ispirazione. Obiettivi ambiziosi ma non irraggiungibili, e anche la Commissione sta lavorando intensamente per raggiungerli.
Ha sottolineato la necessità di puntare sulla produzione integrata per garantire il benessere del mondo animale e la difesa delle colture anche Paula De Vera, Senior policy advisor di COPA-COGECA (associazioni che rappresentano l’una 22 milioni di agricoltori europei e l’altra 1959 rappresentanze delle agricooperative). De Vera ha sottolineato, tuttavia, la necessità di una valutazione d’impatto e la scarsa disponibilità di alternative accessibili, efficaci e sostenibili.
Sulla necessità di una maggiore coesione si è espresso anche Lorenzo Faregna, direttore di Federchimica-Agroarma, il quale ha spiegato come, negli ultimi 20 anni, il numero di molecole disponibili è stato decurtato del 60% a causa delle stringenti normative, a fronte però del miglioramento della professionalità di agricoltori e distributori di mezzi tecnici oltre agli investimenti delle industrie che hanno portato soluzioni sempre più efficaci. È la stessa industria, infatti, a investire su principi attivi a bassa pericolosità intrinseca (che va misurata anche tenendo conto dell’esposizione al rischio) o addirittura naturali (Agrofarma produce il 60% dei prodotti biologici in commercio). Fondamentale dunque parlare di complementarietà più che di “prodotti alternativi” e smettere di demonizzare tutto ciò che è chimico. Perché l’impegno verso il naturale è condiviso e partecipato, e chimico non significa necessariamente più pericoloso dell’alternativa naturale. “Siamo orientati alla ricerca, al futuro – ha affermato Faregna – ma sono necessari incentivi e supporti. L’industria non si tira indietro (abbiamo investito 10 miliardi nell’agricoltura digitale entro il 2030, 4 miliardi in R&S in agrofarmaci utilizzabili dall’agricoltura biologica, e ci siamo impegnati a formare 1 milione di agricoltori a livello europeo), chiede solo un contesto di norme certe. La politica deve tutelare sistema registrativo che è fra i più sicuri al mondo”.
Percorsi faticosi, impegnativi, affrontati ogni giorno per difendere e sviluppare tutto il comparto agricolo. Lo sottolinea lungamente anche Vittorio Ticchiati, direttore Generale di Compag, che, dopo aver elencato gli innumerevoli impegni per assistere le rivendite agrarie (patentini per operatori non professionali, accesso al credito del PNRR, etichette…), sottolinea come mettendo sempre maggiori restrizioni normative si pongono reali problemi operativi al mondo produttivo. Ne è un esempio la pressione a cui sono sottoposte le aziende che operano lo stoccaggio e il commercio di cereali e oleaginose dal progetto Granaio Italia che istituisce il registro telematico di carico e scarico dei cereali per stabilire l’esatta produzione nazionale, fardello che si abbatte come una scure sulle imprese che sono obbligate a monitorare settimanalmente (con ovvia penalizzazione economica e di risorse umane) e a uniformarsi sotto minaccia di sanzioni, nonostante gli stessi dati siano già raccolti da enti e istituzioni, come Istat e Ministero dell’Agricoltura. Un ulteriore esempio del cattivo rapporto restrizioni/attività economica è stato il decreto sui fitosanitari per utilizzatori non professionali la cui applicazione avrebbe eliminato dal mercato oltre il 90% dei prodotti disponibili. E’ stata necessaria una forte e prolungata attività di confronto con il Ministero della Salute per ottenere una proroga che permettesse le modifiche indispensabili a salvaguardare l’attività commerciale e le esigenze di coloro che esercitano in maniera hobbistica la coltivazione di colture quali frutta od ortaggi.
Esaustiva anche la descrizione dell’attuale stato dei centri di stoccaggio in Italia. Edoardo Musarò, responsabile settore cereali e oleaginose di Compag, ha evidenziato una realtà prevalentemente obsoleta, con il 20% degli impianti antecedenti al 1971, il 66% mai ampliati e il 53% mai ristrutturati. Poiché si tratta di imprese fondamentali nella filiera della pasta, del pane, dei dolciumi ma di scarsa marginalità economica, diventa fondamentale poter accedere ai finanziamenti del PNRR che consentirebbero di rifare, ad esempio, gli impianti di refrigerazione o di implementare i sistemi di tracciabilità mediante intelligenza artificiale e block chain. Ed emerge ancora una volta il ruolo di Compag come punto di accesso concreto al PNRR al fine di superare lo sforzo titanico richiesto alle singole imprese per accedere ai finanziamenti.
Ha chiuso il convegno l’intervento di Stefano Serra, esperto di commodity e di mercato internazionale di cereali, che ha descritto l’evoluzione dei mercati dei cereali e delle oleaginose prevedendo un calo degli stock, in particolare del mais, dovuto all’aumento dei consumi rispetto alle produzioni. Il rapporto scorte e utilizzo aveva visto un 2020-21 chiudersi con un calo delle scorte e un inizio campagna 2021/22 caratterizzato da scarsa disponibilità, dai dazi sugli export (in particolare della Russia), dal ritorno dell’Australia (grande assente per i 3 anni di siccità) e dalla crescita del Sud America (in compensazione alle dispute tra USA e Cina). Nel 2021-22 si pensava a un graduale rientro delle scorte, ma il clima avverso (soprattutto di USA e Sud America) ha penalizzato le colture. In compenso, sarà record la produzione mondiale del grano tenero, con 680 milioni di tonnellate, e non preoccuperà il rapporto stock/utilizzi al 35%.
Il futuro chiama alla coesione per fare innovazione e arrivare insieme alla transizione ecologica e digitale prevista dal PNNR. Compag rimane in prima linea per creare dialogo e incentivare la formazione.