Come stanno andando i mercati per le arance italiane?

Troppi residui chimici

L’insieme delle avversità meteorologiche che hanno colpito quest’anno la Sicilia, siccità prima e alluvioni poi, hanno provocato una carenza produttiva per le arance stimabile in un 25-35%, tuttavia i prezzi alla produzione per le Naveline e per il Tarocco Nucellare possono essere definiti soddisfacenti.

Sui mercati del Centro-Nord, ma anche su quelli di Napoli e Bari, le Naveline sono state trattate su valori medi sempre vicini al riconoscimento dei costi di produzione, talvolta con poche e a volte con discrete soddisfazioni per chi vendeva.
I prezzi, per i calibri medio-piccoli di 62-70 mm e 64-73 mm sono oscillati fra 0,70 e 0,90 euro/kg; per i medi di 70-80 mm e 77-80 mm i valori sono saliti a 1-1,30 euro/kg e si sono sfiorate quotazioni vicine a 1,50 per le confezioni monostrato o i bauletti di legno o cartone delle dimensioni di 20 × 30 cm.

Il Tarocco Nucellare, leader del mercato nel mese di dicembre, è generalmente di buona pezzatura, anche a causa del diradamento naturale provocato dalle intemperie di ottobre e novembre.

Parlando di arance non si può non fare una amara considerazione relativamente alle quantità di agrumi esportati e importati dal nostro Paese negli ultimi 10 anni. Abbiamo un saldo nettamente negativo: nel 2020 abbiamo esportato solo 214.500 t di agrumi rispetto a un’importazione di ben 464.580 t.

Confrontandoci con la Spagna, unica nostra vera concorrente in Europa, dalla Penisola Iberica, nel 2020, sono stati esportati ben 4 milioni di tonnellate di agrumi (quasi 20 volte l’export italiano), mentre sono state importate appena 280.000 tonnellate (quasi la metà rispetto a quelle italiane). I motivi del loro successo sono molteplici, alcuni sono però macroscopici: la concentrazione dell’offerta, un associazionismo che sfrutta bene gli incentivi europei, una logistica efficiente, agile e flessibile, oltre a costi di produzione inferiori ai nostri, ma non di tanto.

Tornando al mercato interno, la speranza ora è relativa alla tenuta delle posizioni acquisite sui mercati in queste due prime decadi di dicembre e se l’inverno avrà un decorso normale non dovrebbero esserci troppi problemi.

Fonte: Osservatorio Agroalimentare