Coltivare nel deserto, ora si puo! Lo studio viene dalla Cina
La sperimentazione è partita ben sei anni fa su di un terreno di 2mila metri quadri nel deserto del Nord della Cina, più precisamente a Ulan Buh. Già dal primo raccolto si sono visti In questi giorni a Boston vi sarà la premiazione degli Earthshot Awards 2022, una manifestazione fortemente voluta e riconosciuta dalla Royal Foundation ed il Principe William.
L’obiettivo della manifestazione è quello di trovare e far crescere le soluzioni che ripareranno il nostro pianeta in questo decennio, rigenerando così il luogo che tutti chiamiamo casa.
Cinque saranno le categorie premiate:
- La difesa e la rigenerazione dell’habitat naturale
- Il miglioramento della qualità dell’aria
- Il ripristino degli oceani
- La promozione di una società a spreco zero
- La risoluzione del problema climatico
Il premio metterà a disposizione 50 milioni di sterline, 10 milioni di sterline per ogni categoria, che saranno distribuiti su di un calendario di 10 anni, fino al 2030.
“La Terra è a un punto critico e dobbiamo affrontare una scelta netta: o continuiamo come siamo e danneggiamo irreparabilmente il nostro pianeta, o ricordiamo il nostro potere unico come esseri umani e la nostra continua capacità di guidare, innovare e risolvere i problemi. Le persone possono ottenere grandi cose. I prossimi dieci anni ci presenteranno una delle nostre più grandi prove: un decennio di azione per riparare la Terra” – ha esordito il principe William sulla pagina web della Earthshot.
Ad attirare l’attenzione tra i quindici finalisti vi è stato il progetto del team del professor Yi Zhijian, della Chongqing Jiatong University, che ha strappato terra al deserto.
Il progetto che si chiama Desert Agricultural Trasformation rappresenta un approccio che potrebbe creare la svolta in quei paesi più poveri e aridi del paese.
Il team ha ideato e sviluppato un composto a base di cellulosa vegetale che, mescolata al terreno sabbioso, come quello del deserto, donerebbe al terreno le stesse caratteristiche di un terreno coltivabile, aiutando il suolo a trattenere l’acqua, l’aria e i nutrienti.
ottimi risultati qualitativi e una buona resa di alimenti come riso, mais, patate dolci, ravanelli e colza, superiore del 50% rispetto ai campi tradizionali coltivati nella stessa zona.
La prima fase di sperimentazione ha previsto un attento studio delle caratteristiche del terreno, dove si è potuto scoprire che vi erano risorse idriche sotterranee importanti.
Nella seconda fase è stato fondamentale il contributo di diversi ricercatori specializzati nelle varie discipline.
Bastava una piccola quantità di composto (tra l’1% e il 5% del volume di sabbia trattata) ed acqua per rendere il terreno fertile.
Inoltre si è scoperto che il terreno trattato nei tre mesi post raccolta abbia continuato a mantenere il suo livello di fertilità ricreando anche la fauna all’interno.
I deserti costituiscono oggi una delle aree emerse più grandi del pianeta: la loro superficie totale è di 50 milioni di chilometri quadrati, circa un terzo della superficie della Terra.
“La nostra soluzione trasforma le pianure più aride in pascoli produttivi. Purtroppo i cambiamenti climatici stanno trasformando la terra in un deserto e se la terra diventa sterile gli agricoltori non possono più coltivare e questo significa sempre più fame nel mondo” – ha dichiarato il professor Yi Zhijian durante un’intervista.