Ciao Vito

La nostra amicizia è sbocciata come i fiori del mandorlo, tra le primavere vissute sui banchi di scuola aspettando la agognata estate. Siamo cresciuti insieme, uniti nella nostra diversità: io estroverso e dall’indole giullaresca, tu sempre riservato e riflessivo.

Dosavi le parole e già si intravede quella che sarebbe stata la cifra del tuo giornalismo, la sintesi. L’andare subito al nocciolo delle questioni, senza tanto girarci intorno. Senza fronzoli, né vacui orpelli. Alla verità! Dritto per dritto.

Quella verità che siamo sempre detti guardandoci occhi negli occhi, si è poi tramutata nella verità da trasferire agli operatori del settore agroalimentare per analizzare il settore e per interpretare i cambiamenti. Non amavi alzare i toni, ma sapevi essere provocatorio. Quella provocazione mai fine a se stessa, ma alle volte indispensabile per far uscire tutti dalla nostra comfort zone.

D’altronde hai saputo far tua la lezione di un “maestro”, Mario Gismondi, ovvero colui che ha profuso tutti gli sforzi della sua vita nel formare una classe di giornalisti che sapevo interrogare i fatti, oltre che riportarli. E forse come Mario alla fine ti sei trovato “fuori contesto” con l’avvento del digitale, con le sue smanie di ricorsa del “tempo di reazione” nullo.

L’immediatezza che mal si coniuga con la riflessione, l’analisi, la critica argomentata. Ma volevi, e potevi, dire ancora la tua, attraverso un rinnovamento della nostra rivista che si è imposta di unire l’interazione all’argomentazione, la multimedialità alla riflessione, l’immediatezza all’analisi.

Avevamo, insieme ai nostri lettori, ancora bisogno del tuo pensiero che riuscivi a cristallizzare nella scrittura. Avevo imparato a conoscerti anche nei toni e nei colori del tuo trattegiar di penna.

Come un mandorlo la nostra amicizia era nella piena maturità: da discoli scolaretti ci siamo ritrovati uomini a condurre questa meravigliosa avventura di Foglie che hai guidato per 15 lunghi anni. Ma come un mandorlo hai smesso di donare quei vividi colori che solo i fiori delle tue parole sapevano donarmi. Parole amiche. Parole sincere.

Te ne sei andato proprio nella stagione in cui il rosa e bianco inondano i campi di sfumature leggere e sinuose. Quasi alla vigilia del tuo compleanno te ne sei andato con la tua solita discrezione, in punta di piedi. Ma a noi mancherai e mancherai a tutti coloro i quali hanno avuto modo di apprezzare la tua umanità semplice. L’umanità tipica dei borghi rurali in cui siamo cresciuti, quell’umanità che alle apparenze preferisce la schiettezza.

Ciao Vito, la parte di vita passata accanto a te è stata un dono.

Seguici e consigliaci da lassù e continua ad ispirarci con quel mezzo sorriso che attraversa il tuo volto, perché Foglie non si sfoglia, si legge.

L’articolo è sulla Rivista https://foglie.tv/rivista/

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