Chiudono le fabbriche di fertilizzanti e viene preannunciata la tempesta perfetta

Vendite di fertilizzanti in crescita in Italia
Ma altri progettano impianti per produrre energia green e decarbonizzare l’industria agricola

La Spagna come l’Italia e la Puglia come la Regione di Aragona: dalle rinnovabili alla produzione di idrogeno. Mentre in Italia la dialettica politica rallenta i processi ed i percorsi di sviluppo, in Spagna per attirare fondi europei si parla da settimane del progetto Catalina con il quale produrre idrogeno grazie alla grande mole di energia green prodotta da fonti rinnovabili nella regione di Aragona per destinarlo alla produzione di fertilizzanti nei terreni agricoli della costa orientale spagnola attraverso una pipeline.

Un programma ambizioso che punta a costruire un elettrolizzatore capace di produrre oltre 40.000 tonnellate di idrogeno verde che verrà convogliato tramite un gasdotto ad un impianto di ammoniaca da costruire con una capacità
produttiva annua di 200.000 tonnellate. Due macro-obiettivi strategici: produrre energia green e decarbonizzare l’industria agricola.

Un progetto, quindi, applicabile anche in Puglia vista la presenza di impianti eolici e fotovoltaici della nostra regione, la prima per produzione di energia da fonti rinnovabili in Italia.
In altri contesti, non molto distanti da noi, si parla in maniera operativa e pragmatica di come raggiungere gli obiettivi green attraverso partenariati pubblici-privati, supportati da fondi di investimento e multinazionali. Visto il rinnovato
interesse di grandi gruppi a produrre energia dall’eolico con pale fluttuanti nell’Adriatico (è notizia di questi giorni di un progetto di una start-up milanese che si aggiunge a quello del gruppo Falck presentato ormai due anni fa) perché
non lo si può accompagnare a progetti similari, volti a creare autosufficienza nella produzione di fertilizzanti (con i principali paesi esportatori in guerra tra loro) e a decarbonizzare l’agricoltura locale?

Il fertilizzante sta diventando come l’oro per i nostri agricoltori. “In un anno – spiega Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura – il prezzo dell’urea, il fertilizzante più comune a livello mondiale, è schizzato da 300 euro a tonnellata a punte massime anche di 1.400 euro, viaggiando comunque su una media attorno ai mille euro a tonnellata, più di tre volte tanto”. L’effetto sulle imprese agricole? “Gli agricoltori oggi sono davanti a un bivio: o producono in perdita o chiudono: il 10% potrebbe non superare questa fase critica acuta”. L’industria dei fertilizzanti soffre di una doppia dipendenza dal gas che alimenta il processo produttivo ma che è anche materia prima. Mentre le fabbriche europee di fertilizzanti chiudono, è il presidente presidente di Assofertilizzanti-Federchimica, Giovanni Toffoli a delineare lo scenario prossimo: «In questi mesi in tanti a proposito dell’escalation dei costi energetici hanno usato l’espressione “tempesta perfetta». Ho l’impressione che la vera tempesta perfetta sia quella che deve ancora arrivare.

Oggi stiamo scontando una forte riduzione della produzione di fertilizzanti in Europa con incremento dei prezzi e della dipendenza dall’estero. Ma poiché i fertilizzanti sono alla base della produzione agricola, nel giro di pochi mesi questo
paradigma si potrebbe trasferire a valle con un sensibile ridimensionamento della produzione agroalimentare, un nuovo rialzo dei prezzi e dell’inflazione, un massiccio ricorso alle importazioni e, soprattutto, un impatto diretto sul bilancio delle famiglie»

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