Cari produttori agricoli, IL BANCO VINCE SEMPRE!

Si sta diffondendo una pratica che, diciamocelo, si è sempre fatta: ovvero vendere le produzioni di uva da tavola “sulla pianta”.
Non è cosa nuova e non mi scandalizzo..di primavere ne ho viste, ma questa, visto che inizio a maturare, mi pone interrogativi da rivolgere a tutti gli operatori della filiera, per essere certo se siano consapevoli del circolo vizioso che stanno innescando.
Partiamo dai produttori che, in questo momento, magari sono super contenti per aver venduto dei germogli anzichè grappoli e a cifre che negli anni passati non avrebbero visto nemmeno vendendo i grappoli!
Si sono tolti il pensiero e hanno fatto soldi, mi dicono diversi, i quali ho incontrato nel mio girovagare in lungo e largo. Beh, certo: sicuramente si sono tolti un peso e se (dico se) hanno venduto ad un prezzo che permette di aver un buon margine di guadagno hanno centrato l’obiettivo principe di ogni imprenditore, ovvero creare redditività. Spero una redditività da impiegare, in parte, per investire nello stesso settore oltre che in Maserati e Porsche.
Il fatto è che il produttore oggi non sa che è entrato, di fatto, in una bolla speculativa. Già, lo dico appositamente: si sta facendo speculazione in un mero gioco d’azzardo. Oltre un anno e mezzo fa ho messo nero su bianco l’impatto che l’entrata dei fondi di investimento nell’agricoltura avrebbe avuto sulle dinamiche della stessa. I fondi si sa hanno due paletti imprescindibili: avere un ritorno nel breve termine per creare dividendi tra i soci; giocare d’azzardo creando delle bolle speculative
Un vero giocatore cosa fa? Gioca su più tavoli di modo che perde da una parte e guadagna dall’altra. E questo in fondo lo fanno anche le grandi catene della Distribuzione Organizzata che hanno iniziato a mutuare la logica della finanza, anche loro succubi dei fondi.
Perchè? Ve lo dico io: anche le grandi catene stanno iniziando a perdere quote di valore, d’altronde i consumi calano per tutti per via dell’inflazione, dei costi al rialzo, dei dazi e del clima di incertezza che si riflette sul portafoglio del pensionato Mario. Mi diranno i più attenti: ma sui giornaloni leggiamo che tutte le catene sono in attivo. Certo! Ma sapete come lo creano quel segno più? Aprendo nuovi punti vendita e nuovi negozi anche se i consumi calano. Le banche e fondi che finanziano i loro investimenti vogliono vedere solo un segno positivo davanti ad un numero… e vissero tutti felici e contenti, fino a quando il castello crollò! Già perchè da una parte calano i consumi e dall’altra calano le aziende agricole, gli imprenditori agricoli e gli operai disposti a lavorare in campagna, calano le superfici coltivate, calano le produzioni. Dunque l’agricoltore lo sa che per questo meccanismo lui è solo e soltanto una puntata tra cento, in un mero gioco d’azzardo che non se ne importa di chi fallisce e chi rimane in piedi?
Veniamo infine ai commercianti che sono entrati testa e piedi in questo giochino. Dicevo prima: la vendita in campo dell’uva è sempre avvenuta in questo periodo, tuttavia oggi aumenta e viene applicata da tutti i principali player del mercato. Spero che non ci sia stata solo una “corsa al grappolo”, senza aver una strategia ed un piano di fuga (o di rientro). Perchè se così fosse, ci si dovrebbe preoccupare, visto che oggi i cambiamenti climatici, il numero degli eventi estremi e la mancanza di manodopera rendono la campagna una vera e propria roulette russa.
Pertanto agli amici commercianti chiedo: voi che state creando questa bolla e siete stati uniti nell’attuare questi acquisti alla pianta direi abbastanza prematuri, sarete altrettanto uniti nel vendere il prodotto o tornerete a farvi la guerra per un centesimo?
Certo “cà nisciun è fess” e sappiamo per certo che alle vostre spalle ci sono già una base di ordini. Ma questi ordini coprono il 100% degli stock che state acquistando o una parte? Ah, a saperlo!
Quindi è spontaneo chiedersi come emerso nell’ultimo evento fatto insieme alla Commissione Italia Uva da Tavola (CUT): non è il caso che i produttori e commercianti vadano dallo psicologo esperto in ludopatia e gioco d’azzardo oppure la risposta d’altronde ce l’ha data lo stesso Professor Della Casa che nel convegno propose che per evitare di entrare al casinò basterebbe aggregare produttori e commercianti in un soggetto che abbia un ufficio commerciale unico deputato alla gestione dei prezzi e che stabilisca che sotto ad un certo prezzo non si può vendere?
Al gregge che oggi entra al casinò ricordo: IL BANCO VINCE SEMPRE, ricordatelo prima di mettere sul tavolo verde le vostre aziende.
Editoriale di Donato Fanelli