Campagna in chiaroscuro per la campagna pesche e nettarine: produzione ok, il calo dei prezzi e l’offerta di competitor europei ci penalizza

In Italia la campagna 2024 di pesche e nettarine è caratterizzata dall’anticipo della maturazione di circa tre settimane rispetto ai normali calendari di raccolta. Per questo motivo si è verificato un accavallamento della raccolta di diverse varietà e differenti areali produttivi. In generale, le rese di produzione sono su livelli medio bassi a causa di diversi eventi sfavorevoli. In dettaglio, la fioritura non è stata particolarmente abbondante e l’allegagione è stata scarsa, soprattutto per le varietà precocissime e precoci. Successivamente, le coltivazioni del Nord Italia e della Romagna hanno patito le conseguenze negative di piogge continue e temperature al di sotto della media di stagione che ha rallentato lo sviluppo e l’accrescimento dei frutti. Di contro, al Sud la coltivazione ha risentito della scarsità di pioggia e della ridotta disponibilità di acqua per l’irrigazione. Di conseguenza, in tutti gli areali produttivi, il calibro dei frutti è risultato al di sotto della media e la resa per ettaro generalmente medio-bassa. Questi elementi stanno condizionando negativamente il mercato, livellando al ribasso le quotazioni all’origine. Infatti, l’abbondanza di calibri medio-piccoli e la concorrenza del prodotto estero in un contesto generale di offerta abbondante hanno tenuto a freno le quotazioni all’origine.

Nella prima parte della campagna di pesche e nettarine, le caratteristiche organolettiche (grado brix) sono state soddisfacenti e non si registrano particolari problematiche di natura fitosanitaria.  Sul fronte dei costi, è opportuno ricordare che l’attuale campagna di pesche e nettarine è condizionata da prezzi dei mezzi di produzione che nel complesso sono rimasti stabili rispetto ai livelli elevati raggiunti negli ultimi anni. In particolare, pur riducendosi rispetto al 2023 i prezzi dei concimi e degli energetici (diesel agricolo ed energia elettrica) si confermano di oltre il 50% al di sopra dei livelli del 2019.

Le superfici

I dati Istat relativi alle superfici coltivate a pesche, percoche e nettarine in Italia nel 2024 restituiscono un quadro abbastanza articolato. La superficie complessiva nazionale ammonta a circa 55.130 ettari, di cui il 69% è dedicato a pesche e percoche e il restante 31% a nettarine. Il potenziale produttivo vive una fase di depotenziamento, infatti, la superficie complessiva è diminuita dell’1,8% rispetto al 2023 e del 5,7% rispetto al 2021. Le superfici effettivamente in produzione ammontano a circa 53.900 ettari in calo dello 0,8% rispetto al 2023 e costituiscono il 98% della superficie totale coltivata. Le tendenze nazionali sono frutto di dinamiche regionali diversificate. Infatti, da un lato è in atto un consistente  ridimensionamento del potenziale produttivo nelle regioni peschicole tradizionali, come Campania, Emilia-Romagna e Puglia, dall’altro si registra la crescita delle superfici produttive in Sicilia, dove sono maggiormente diffuse le varietà tardive, e in Basilicata, dove si concentrano le varietà precoci. In Calabria si registra una sostanziale stabilità del potenziale produttivo, localizzato soprattutto nella provincia di Cosenza. Dal punto di vista geografico, la filiera produttiva resta comunque fortemente concentrata: il 60% dei raccolti sono prodotti in tre regioni, Campania (33%), Emilia-Romagna (14%) e Sicilia (13%) e un quarto della superficie nazionale è localizzato nella sola provincia di Caserta. Altre province di particolare rilevanza per la coltivazione di pesche e nettarine sono Ravenna (con una quota del 7% sul totale), Matera (6%), Napoli, Agrigento e Cuneo (5%) e Cosenza (4%).

La produzione 2024: + 1% in Ue e + 3,7% in Italia

I dati diffusi lo scorso maggio nel corso di Europech 2024, indicano che a livello europeo la produzione di pesche, percoche e nettarine per il 2024 è prevista in aumento dell’1,1%. In particolare, l’offerta di quest’anno è stimata in circa 3,42 milioni di tonnellate, contro i 3,38 milioni di tonnellate del 2023. La produzione europea 2024 è comunque nettamente superiore (+14%) rispetto al dato medio dell’ultimo triennio che tuttavia è condizionato dallo scarso raccolto del 2021 a causa delle gelate primaverili e da quello non particolarmente abbondante del 2022.

La Spagna si conferma il principale produttore europeo con 1,5 milioni di tonnellate e, sebbene la sua offerta sia in flessione del 3% rispetto al 2023, il confronto col dato medio 2021-2023 risulta in crescita del 16%. Per l’Italia, le stime del Centro Servizi Ortofrutticoli (CSO) indicano un’offerta 2024 di circa 967mila tonnellate, di cui 483 mila tonnellate di nettarine, 425 mila tonnellate di pesche e circa 60 mila tonnellate di percoche. Rispetto all’anno precedente, la produzione italiana è attesa in aumento del 3,7% soprattutto grazie all’incremento registrato dalle nettarine (+8%) mentre la produzione di pesche è sostanzialmente stabile e quella di percoche è in netto calo (-7%). Il confronto della produzione 2024 di pesche, percoche e nettarine con il dato medio dell’ultimo triennio registra un incremento del 7%:

Per la Grecia, altro grande produttore europeo, si prevede una produzione di 714 mila tonnellate con un aumento sia su base annua (+7%), sia rispetto all’ultimo triennio (+21%). Infine, in Francia è previsto un raccolto di 233mila tonnellate, dato in linea con il 2023 (+1%) e in aumento rispetto all’ultimo triennio (+12%). 

In definitiva, per il 2024, l’offerta europea di pesche, percoche e nettarine appare piuttosto abbondante, soprattutto se confrontata con la media dell’ultimo triennio sulla quale hanno influito negativamente le avverse condizioni meteo che, comunque, hanno influenzato anche il 2024.

Contesto europeo 

L’offerta europea di pesche, percoche e nettarine nel 2024 dovrebbe attestarsi a 3,4 milioni di tonnellate, in aumento dell’1% rispetto al 2023, secondo le stime Europech 2024. La produzione europea di quest’anno è superiore anche rispetto al dato medio del triennio 2021-2023 (+14%).

Situazione produttiva in Italia 

Le stime per il 2024 del Centro Servizi Ortofrutticoli (CSO) indicano per l’Italia un’offerta complessiva di 967 mila tonnellate, con un aumento di circa il 4% su base annua e del 7% rispetto ai dati medi dell’ultimo triennio. L’offerta italiana è composta da circa 480 mila tonnellate di nettarine (+8% rispetto al 2023), 425 mila tonnellate di pesche (+1%) e 60 mila tonnellate di percoche (- 7%).

Andamento dei prezzi 

La prima parte dell’attuale campagna commerciale di pesche e nettarine è stata caratterizzata da prezzi all’origine – ossia al cancello dell’azienda agricola – in flessione rispetto al 2023. Il confronto con i prezzi medi dell’ultimo triennio (2021-2023) evidenzia una diminuzione per le nettarine e un aumento per pesche e pesche piatte.

Commercio con l’estero 

Quest’anno i flussi di prodotto in entrata nel nostro Paese si dovrebbero attestare su livelli simili a quelli del 2023 e sono stimati in circa 110 milioni di kg, quantitativo in linea con il dato medio dell’ultimo triennio. Dal lato delle esportazioni, si stimano volumi analoghi al 2023, circa 80 milioni di kg, mentre in termini di introiti è atteso un lieve calo a causa della riduzione del prezzo medio all’export.

Acquisti domestici 

Tra gennaio e la prima metà di luglio del 2024, le vendite al dettaglio di pesche e nettarine confezionate, nei punti vendita della Distribuzione Moderna, mostrano un forte aumento in termini di quantità, +12% rispetto al 2023. La flessione del 6% del prezzo medio su base annua ha contenuto l’incremento della spesa, che è cresciuta del 4,8%.

Prospettive 

Per il prosieguo della campagna 2024 è atteso un calo dell’offerta di prodotto nazionale e – in concomitanza di una domanda che si manterrà su ritmi sostenuti – le quotazioni dovrebbero registrare un incremento rispetto al mese di luglio. Le previsioni rispetto all’evoluzione del saldo commerciale di pesche e nettarine non sono positive, in quanto il contesto produttivo europeo – caratterizzato da una buona offerta di prodotto spagnolo e greco – non lascia all’Italia molti sbocchi sui mercati europei tradizionali.

Di Antonietta Cea

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