Battista (Copagri): “La nuova visione mette al centro la redditività delle imprese agricole.”

La Commissione Europea ha presentato la sua Visione per l’agricoltura e l’alimentazione, ovvero la tabella di marcia che orienterà l’esecutivo UE in tali settori per la legislatura 2024-2029. Una road map che “getta le basi per un sistema agroalimen- tare attraente, competitivo, resiliente, orientato al futuro ed equo per le generazioni attuali e future di agricoltori e operatori del settore agroalimentare”. Semplificare ulteriormente le politiche agroalimentari e implementare l’innovazione e la digitalizzazione sono considerati “prerequisiti per tutte le azioni delineate nella Visione”.

Nel corso del 2025, poi, la Commissione proporrà un pacchetto completo di semplificazione per l’attuale quadro legislativo agricolo, insieme a una strategia per la transizione digitale in campo agricolo. Nei giorni scorsi il Commissario Hansen, nell’ambito dell’evento “Agricoltura è”, ha incontrato i rappresentanti delle organizzazioni agricole. Ne abbiamo parlato con Tommaso Battista, Presidente Copagri Nazionale al quale abbiamo rivolto domande sul presente e sul futuro dell’agricoltura.

1. Nei giorni scorsi, in occasione dell’evento Agricoltura è ha incontrato il Commissario Hansen che sta presentando la nuova visione sull’agricoltura. Come valuta questa visione? Ritiene che ci sia un cambio di approccio?

L’incontro è stato molto interessante e proficuo. Prima del convegno, abbiamo avuto un confronto informale con il Commissario Hansen: erano presenti quattro presidenti delle organizzazioni di categoria e due delle organizzazioni della cooperazione, oltre al Ministro. Abbiamo apprezzato il documento presentato e chiesto chiarimenti sulle modifiche previste.

Per quanto riguarda la visione del Commissario, ritengo che vi sia stato un netto cambio di approccio rispetto alla programmazione precedente. È significativo il fatto che il suo predecessore avesse definito gli agricoltori “inquinatori”, ponendoli come un problema per l’ambiente. La strategia di Hansen, invece, delinea una prospettiva più equilibrata e strategica per il settore agroalimentare europeo fino al 2040.

È un documento che traccia le linee guida per il futuro della PAC, politica che ha rappresentato un pilastro fondamentale dell’integrazione europea e che ancora oggi garantisce la tenuta del settore agricolo, della sicurezza alimentare e della vitalità delle aree rurali. L’agricoltura, infatti, non è solo produzione di cibo: ha modellato il paesaggio, le comunità locali e l’identità culturale dell’Europa.

2. Questa visione è una specie di manifesto, cui dovranno seguire atti pratici. Come si può dare concretezza?

Abbiamo condiviso questo documento perché riconosce l’importanza della redditività per le imprese agricole, che è il nodo centrale della questione.
Il reddito deve provenire principalmente dal mercato, ma è necessario un sostegno strutturale da parte della PAC, senza riduzioni di budget, perché il settore agricolo continua a registrare margini di redditività inferiori rispetto ad altri comparti economici.

Per rendere concretizzabile questa visione, è fondamentale garantire mercati trasparenti ed equilibrati. Oggi il potere contrattuale è sbilanciato a favore dell’industria e della grande distribuzione, che impongono agli agricoltori condizioni spesso insostenibili, come la vendita sottocosto.

Il consumatore deve essere adeguatamente informato su qualità, origine e sostenibilità dei prodotti, mentre la politica deve intervenire per garantire regole chiare e un equilibrio nei rapporti di filiera. Un altro tema centrale è l’attuazione della direttiva sulle pratiche commerciali sleali, che oggi risulta ancora troppo debole. Stiamo lavorando con il MASAF per definire criteri precisi sui costi di produzione, ma i tempi sono ancora lunghi e servono inter- venti più incisivi a livello europeo.

3. L’europarlamentare Decaro nei giorni scorsi ha parlato della risorsa acqua che, per il nostro territorio, diventa la priorità su cui agire. Quali sono le priorità sulle quali lavorare nell’immediato e a lungo raggio?

L’acqua è una risorsa essenziale per l’agricoltura, ma il tema va affrontato con una visione di lungo periodo. La nostra priorità resta il riconoscimento del reddito agricolo: senza reddito, non ci sarà agricoltura, indipendentemente dalle risorse naturali disponibili.

Detto ciò, la tutela del territorio è un tema su cui lavoriamo da anni. Già nel 2015 abbiamo avviato la battaglia per il riconoscimento dell’agricoltore come custode del territorio. Nel 2023, questa figura è stata formalmente riconosciuta per legge, ma ora servono strumenti operativi per valorizzare il ruolo dell’agricoltore nella manutenzione del paesaggio e nella prevenzione del dissesto idrogeologico.

Sull’acqua, invece, è necessario adottare un approccio scientifico. Nel 2022 abbiamo presentato una proposta per realizzare uno studio morfologico del territorio italiano, così da individuare le soluzioni più adatte a ogni area: invasi, depuratori per il riuso delle acque o, laddove possibile, l’uso dei dissalatori, che in Italia sono ancora poco considerati, mentre in Paesi come la Spagna e Israele sono am- piamente impiegati con successo.

4. Un vulnus dell’anello produttivo è ancora la concorrenza sleale dei Paesi extra-UE, che non rispettano i disciplinari in termini di prodotti salubri ed eticamente sostenibili. Come si affronta questo problema?

È un tema su cui ci battiamo da tempo, soprattutto in relazione all’accordo UE-Mercosur, che stiamo contestando con forza. Questo accordo prevede vantaggi significativi per l’industria e la farmaceuti- ca, ma penalizza fortemente l’agricoltura.

In Paesi come il Brasile vengono utilizzati pesticidi vietati da anni in Europa, così come ormoni nella carne bovina. Se questo accordo dovesse passare, dovrà almeno garantire la massima trasparenza, così che il consumatore possa distinguere chiara- mente questi prodotti da quelli europei.

Non vogliamo che si ripeta quanto accaduto con l’olio tunisino, inizialmente importato per colmare un fabbisogno produttivo e poi spacciato come olio extravergine di oliva italiano. La tracciabilità e la corretta etichettatura devono essere imprescindibili.

5. Per ciò che concerne i rapporti produttori/GDO, nonostante il recepimento della direttiva sull’equo compenso, non c’è ancora un equilibrio nei rapporti commerciali. Cosa bisogna fare?

Come già detto, il problema è la mancanza di trasparenza nei rapporti di mercato.
L’Europa deve farsi garante di un sistema equo e bilanciato: se il mercato non è in grado di autoregolarsi, è necessario un intervento normativo più deciso.

Il potere contrattuale oggi è squilibrato e penalizza gli agricoltori. Serve una maggiore regolamentazione per riequilibrare i rapporti tra produzione, industria e distribuzione, assicurando che il valore aggiunto non si disperda lungo la filiera, ma venga equamente redistribuito.