Auguri al nostro editore Donato Fanelli, presentiamo il suo “ecosistema”
Donato Fanelli confermato Coordinatore del Comitato Uva da Tavola dell’OI in una assemblea plenaria svoltasi in remoto e che ha visto una rielezione all’unanimità dell’imprenditore conversanese
Confermarsi è sempre più difficile di affermarsi. Come è nata questa conferma?
Questa conferma è nata dopo il primo mandato, quindi al termine del triennio. E’ sicuramente un riconoscimento del lavoro fatto e che si è esplicato in un duplice binario: un’azione profusa nell’ambito delle attività di promozione e valorizzazione del prodotto uva da tavola con la distribuzione, ma soprattutto nell’avvio di una interlocuzione rivolta ai soggetti esterni, ovvero con tutte le varie realtà che rappresentano l’uva da tavola a livello nazionale. In questa fase si è innescata anche per la prima volta, all’interno di OI, la necessità di collaborare con enti come il CSO Italy.
Con questo ente abbiamo fatto benckmarking per l’apertura di nuovi mercati e quindi è stata portata avanti una riflessione della situazione, per intravedere quali sono i nuovi mercati (ovviamente oltreoceano) da poter aggredire e quali sono i dossier aperti.
L’uva da tavola è ancora al palo se non vengono definite le autorizzazioni all’import in diversi paesi come la Cina, per esempio. Lì sono fermi i dossier delle pere e delle mele e se non vengono processualizzati questi ultimi, non potremo aprirne uno per l’uva da tavola, visto che la Cina “lavora” un dossier alla volta. Questi temi poi sono stati sviscerati in ben due incontri a Madrid durante la Fruit Attraction all’interno dei gruppi di contatto internazionali, alla presenza di rappresentanti di altri paesi produttori in particolare Spagna, Portogallo, Francia e Grecia. Abbiamo avuto modo, per la prima volta, di rappresentare i dati della filiera e soprattutto avuto l’occasione di avanzare la richiesta di una armonizzazione delle regole fitosanitarie
Gli umori della filiera dopo il 2022, quindi dopo l’ultima campagna, sono molto molto bassi, tuttavia allo stesso tempo ritengo che questi momenti di criticità siano propedeutici all’avvio di una seria riflessione per una ristrutturazione della filiera e quindi su come rivedere i vari rapporti di forza all’interno e, soprattutto, su come inglobare nelle nostre strategie di sviluppo temi come la sostenibilità non solo ambientale (che è sicuramente importante) ma anche economica e sociale, visto che l’UE ci ha chiaramente indirizzato verso la condizionalità sociale degli investimenti.
La sostenibilità deve necessariamente passare per l’implementazione delle nuove varietà senza semi, all’interno di un nuovo scenario che si va definendo nel quale le nuove varietà senza semi sono appannaggio di club privati di breeder che le hanno brevettate; per questo ritengo che necessariamente la sostenibilità economica passa da un dialogo con loro e questo costituisce un fronte importante del prossimo mandato.
Le sfide che s’impongo per una OI, sia a livello globale che locale?
L’attenzione e l’impegno dell’OI, come già esplicitato, permane quello di lavorare sui nuovi sbocchi di mercato. Ma ribadisco un concetto che lega l’apertura di nuovi mercati e l’armonizzazione delle regole fitosanitarie perchè ci sono prodotti utilizzati in Spagna che in Italia sono banditi. Non sono solo un problema di concorrenza e competitività, è un problema di identità di prodotto e di elaborazione di strategie chiare per il futuro a medio-lungo termine. Ci deve essere una seria riflessione congiunta sulle regole da applicare all’import che tengano conto di cosa “subiamo” noi con l’export. L’Europa è uno dei mercati più ricercati dai competitor d’oltreoceano e dobbiamo stare attenti anche a quali regole applicare alle uve che vengono prodotte in paesi come il Perù, il Cile e il Sudafrica, l’India e la Cina. C’è una discrasia tra il percorso autorizzativo che devono seguire loro per l’ingresso della merce in Ue e quello che dobbiamo intraprendere noi all’inverso. E’ un piccolo paradosso sul quale dobbiamo profondere sforzi importanti.
Quali i temi e le parole chiave di questo suo secondo mandato?
Le parole chiave devono essere necessariamente innovazione, sostenibilità e promozione. L’uva da tavola rappresenta dopo le mele il secondo prodotto più esportato della filiera ortofrutticola italiana. Una filiera composta da tante piccole realtà, e se un detto che diceva piccolo è bello io dico sì è vero, ma solo se messo nelle condizioni di crescere. Oggi necessariamente una delle condizioni per crescere è creare degli ecosistemi visto che la parola aggregazione ormai è abusata. Dobbiamo creare degli ecosistemi tra diverse realtà imprenditoriali, tra la produzione e la commercializzazione. All’interno del perimetro dell’ecosistema bisogna remare tutti verso la stessa direzione che è dare valore al prodotto rispettando il consumatore.
A cura della redazione di FOGLIE TV