Assosementi, la tracciabilità dei prodotti alimentari: una strada per la valorizzazione del Made in Italy

“La tracciabilità nel settore agroalimentare italiano è un dato ormai acquisito ed è un punto fermo per garantire la sicurezza degli alimenti in tutte le fasi di produzione dal seme alla tavola. Oggi i tempi sono maturi per un ulteriore passo avanti: quello che va verso la creazione di valore” è quanto ha dichiarato Eugenio Tassinari, Presidente di Assosementi in apertura dell’incontro “La tracciabilità dei prodotti alimentari: una strada per la valorizzazione del Made in Italy” che si è svolto il 18 Aprile a Roma presso Palazzo Falletti.

All’evento, promosso da Assosementi, hanno preso parte esponenti della politica e rappresentanti delle associazioni di filiera Assitol, Assalzoo, Assobirra, Agrinsieme, Compag e Italmopa.

A introdurre l’incontro Patrizio Giacomo La Pietra, Sottosegretario del Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, e Luca De Carlo, Presidente della Commissione Agricoltura e Industria del Senato. Ferdinando Albisinni, professore presso l’Università degli Studi della Tuscia ha poi fatto il punto sullo scenario normativo. Nel corso della tavola rotonda si sono espressi Giuseppe CastiglioneRaffaele Nevi e Marco Cerreto, componenti della Commissione agricoltura della Camera dei deputati, e Luigi Polizzi, Direttore Generale Politiche internazionali e dell’Unione europea del Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste.

“Mettere la tracciabilità al servizio della creazione di valore. Questo il segnale unitario che oggi le filiere lanciano al mercato, ha dichiarato Eugenio TassinariProprio questa compattezza può diventare il terreno comune sul quale costruire insieme alla politica un sistema normativo che accompagni gli operatori in modo armonioso, prevenendo provvedimenti dalla portata limitata”.

Nei saluti istituzionali il Sottosegretario Patrizio Giacomo La Pietra ha spiegato che, “grazie al seme possiamo dare continuità per valorizzare la tracciabilità dell’intera filiera agroalimentare. Il mio invito è di lavorare insieme per aumentare la necessità dell’impiego del seme certificato ed eliminare le illegalità, anche attraverso il sostegno all’innovazione e alla ricerca in agricoltura. A riguardo siamo pronti a dare il via a un tavolo tecnico ministeriale di confronto, per favorire un’idea di progettualità complessiva”.

Secondo l’On. Giuseppe Castiglione, “la tracciabilità è una condizione fondamentale per garantire la qualità delle produzioni e ribadire il valore della sovranità alimentare e del Made in Italy. L’agricoltura italiana non può prescindere dal seme certificato, così come dalla ricerca. Partiamo dal seme per valorizzare la filiera agroalimentare, affermandone la qualità anche a tutela dei consumatori”.

Per il Senatore Luca De Carlo, “la qualità delle produzioni e la garanzia di tracciabilità del Made in Italy iniziano dal seme e sul seme deve concentrarsi la ricerca. Abbiamo l’obiettivo di garantire la salubrità degli alimenti e al tempo stesso assicurare la produttività, senza i vincoli delle ideologie che fino ad ora hanno bloccato la scienza. Per questo bisogna sostenere il seme certificato, per produrre di più e meglio”. 

Sul tema della ricerca si è focalizzato anche l’On. Raffaele Nevi“Le TEA sono fondamentali per competitività del Made in Italy e ci auguriamo che l’iter della proposta di legge per la sperimentazione in campo proceda rapidamente. Dobbiamo lavorare per migliorare la produttività delle imprese e aumentare le esportazioni anche attraverso un quadro normativo con regole armonizzate”.

L’On. Marco Cerreto ha evidenziato che “la tutela della filiera parte dalla tutela del seme certificato. Siamo chiamati a operare in sistemi territoriali differenti e questo richiede un atteggiamento ‘glocalista’. Dobbiamo mettere in campo politiche che accorciano le filiere, perché solo così si può connotare tracciabilità. In questo senso, è fondamentale incentivare gli strumenti che ne favoriscono l’integrazione come, ad esempio, i contratti di filiera”.

 Luigi Polizzi ha sottolineato che “competitività, qualità e sostenibilità sono gli asset della riforma della Politica Agricola Comune. Non possiamo vincere queste tre sfide se non partiamo dalle sementi certificate che sono un grande contenitore di innovazione e tecnologia e che possono rispondere agli obiettivi che ci siamo posti per migliorare la produzione italiana”.

Nel corso della tavola rotonda i rappresentanti delle associazioni di filiera hanno fatto il punto sull’impegno dei diversi comparti produttivi.

Per Giuseppe Carli, Assosementi“garantire la tracciabilità dei processi a valle della produzione sementiera diventa una necessità da cui non si può prescindere se si vogliono valorizzare le produzioni agroalimentari nazionali e fornire al consumatore un prodotto di qualità garantita”. 

Sul valore si è soffermato anche Ivano Vacondio, Italmopa che ha dichiarato: “gli industriali mugnai hanno compreso che un sistema di tracciabilità efficace ed efficiente è un valore aggiunto sia in termini di competitività, sia per ridurre i costi. Per rispondere alle crescenti esigenze di tracciabilità, anche l’industria molitoria si è quindi mossa verso un importante evoluzione tecnologica e organizzativa”. 

Cristiano Fini di Agrinsieme, ha ricordato che “il made in Italy agroalimentare, tracciato, certificato è sempre più giustamente percepito dai consumatori su scala nazionale ed internazionale, come elemento di qualità e dal forte valore aggiunto. Resta però il problema di sempre, il valore aggiunto non sempre viene equamente redistribuito su tutta la filiera e spesso la parte agricola resta la più sacrificata”.

La scelta di legare alcuni degli aiuti accoppiati della PAC all’utilizzo di seme certificato è stata valutata positivamente da Edoardo Musarò, Compag, che ha aggiunto “gli stoccatori, che hanno un ruolo di congiunzione fondamentale tra il produttore agricolo e l’industria, segregano i cereali anche in funzione delle varietà; dunque, ben vengano interventi strutturali e tecnologici che facilitino la tracciabilità e consentano di valorizzare al meglio le produzioni nazionali”. 

Per Assitol, rappresentata da Marcello del Ferraro“la filiera degli oli vegetali da anni ha fatto della tracciabilità un proprio pilastro anticipando le scelte europee e nazionali ed è alla continua ricerca di soluzioni che rendano efficiente la produzione garantendo la qualità del prodotto in collaborazione con tutti gli anelli della filiera”. 

Una logica condivisa anche dal settore mangimistico: per Silvio Ferrari, Assalzoo“il nostro settore vede la tracciabilità come un fondamentale prerequisito del processo produttivo da 20 anni. La mangimistica è il primo segmento della filiera alimentare dei prodotti di origine animale e si colloca quale anello di congiunzione tra la produzione agricola primaria, da cui acquista le materie prime utilizzate per produrre i mangimi, e la produzione zootecnica da cui derivano latte, carne uova e pesce”. 

Michele Cason, Assobirraha sottolineato come, “per la produzione di una birra di qualità e sostenibile è necessario partire da un seme certificato. Un seme che certifichi la varietà, in modo che tutti gli attori della filiera produttiva possano beneficiare e valorizzare il continuo miglioramento genetico dell’orzo; un seme che certifichi la salubrità e la protezione della nascitura pianta, ma anche la provenienza e rin-tracciabilità”.

Fonte: Assosementi

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