Arance: cala la produzione e cresce l’import, servono controlli

Troppi residui chimici

Meno arance Ue (e italiane), più prodotto da Brasile, Messico e Turchia. Secondo  i dati di uno studio di Ismea la produzione 2021/2022 Ue  si potrebbe attestare su 6 milioni di tonnellate con una flessione del 6% rispetto alla campagna precedente. L’Italia è in linea con i dati dei “27” con una riduzione stimata tra il 25 e il 30 per cento.

A determinare il calo l’andamento climatico sfavorevole.  La qualità del raccolto italiano è invece eccellente, con un rapporto equilibrato tra acidi e zuccheri.

L’analisi di Ismea sottolinea i segnali contrastanti sul fronte della domanda, con un trend positivo per quanto riguarda gli acquisti delle famiglie e la contrazione dell’export.

Tra ottobre 2021 e gennaio 2022 le vendite delle arance hanno segnato un incremento del 4% sulla campagna precedente e del 10% sulla media degli ultimi tre anni.

Ismea mette in evidenzia anche una ripresa delle superfici coltivate con il reimpianto negli agrumeti della Sicilia colpiti dalla “Tristeza”, anche se il processo è ancora in corso. Nel 2020 la superficie è cresciuta del 2,8% su base annua.

La contrazione produttiva nell’Unione europea e in Italia ha portato a una crescita dei listini anche se la campagna 2021/2022 con le Navel è partita senza slanci.

L’andamento dei prezzi è comunque differenziato con le Navel, ma anche le Moro, che hanno messo a segno quotazioni più basse rispetto allo scorso anno e alla media dell’ultimo triennio, meglio invece le arance Tarocco.

Un aspetto preoccupante evidenziato dallo studio riguarda il commercio con l’estero caratterizzato negli ultimi 20 anni dalle sostenute importazioni del nostro Paese. Nonostante il buon livello qualitativo e quantitativo di Sicilia, Calabria e Puglia, l’Italia resta importatore netto con acquisti che superano le spedizioni fuori confine con un passivo della bilancia. Anche se  con l’eccezione della campagna 2020/2021 che si è chiusa con un attivo di 20 milioni.

Per la campagna in corso le previsioni indicano un aumento dell’import da Spagna , Grecia ed Egitto. La crescita degli acquisti è dovuta anche al consumo destagionalizzato con la richiesta  di prodotto  nei periodi in cui la produzione italiana  e quella mediterranea sono assenti, con importazioni dall’altro emisfero, da Sudafrica, Argentina, Uruguay, con il rischio che vengano anche importate pericolose fitopatie non presenti in Ue.

A questo proposito sono attese decisioni da parte della Commissione UE per rendere più stringente il controllo fitosanitario, anche rendendo obbligatorio il trattamento a freddo, sui prodotti di importazione che potrebbero portare nel territorio Ue fitofagi e fitopatie devastanti per il comparto degli agrumi.

Servono poi maggiori controlli merceologici sull’ortofrutta in vendita, essendoci ancora grossi problemi sull’identità territoriale dei prodotti, tra furti di agrumi nelle campagne e prodotti di importazione spacciati per prodotto nazionale.