Agroalimentare vs Agricoltura: MORTE TUA VITA MIA!

L’agroalimentare vola, l’agricoltura collassa.
Com’è possibile, direbbero i superficiali e tendenziosi. E’ possibile, è possibile! Quelli che “sono del mestiere”, come direbbe il mio amico comico Checco Zalone , hanno ben inteso dove voglio arrivare.

Ma andiamo con ordine.

Nel 2024, l’export italiano ha segnato primati senza precedenti, con il settore agroalimentare che ha raggiunto quasi 70 miliardi di euro, un valore doppio rispetto al 2014. Tra i prodotti di punta: l’olio extra- vergine d’oliva con più 56% in valore ed un incremento oltre i due miliardi di euro; la pasta con +5%; il vino, la frutta, la verdura ed i legumi con un +7%.

Prima riflessione. I prezzi dell’olio extravergine hanno spinto le quotazioni delle olive alle stelle per il 3° anno di fila: un plus valore che sta creando una corsa all’oro (giallo)…e agli espianti di altre colture (ciliegie in primis).

Come sempre si sta assistendo ad una nuova schizofrenia che, effettivamente, dimentica i problemi del comparto che si protraggono da oltre 20 anni.

La mia domanda è questa: cosa faremo quando la Spagna tornerà a produrre così tanto come ci aveva abituato oppure quando i paesi mediterranei (Tunisia e Marocco) alzeranno ancora di più la loro qualità? Ridevo, in un convegno durante la Fiera Evolio a fine gennaio, quando c’era bagarre in platea tra difensori della Coratina e modernisti profeti del superintensivo, allorquando un importante vivaista ha ricordato ai più che i principali acquirenti di piante di ulivo da Coratina stanno diventando proprio i nostri principali paesi competitor!

Però noi siamo abituati a non guardare oltre la mosca che ci sta sul naso…e quella mosca oggi ci sta portando tanti soldini. Perchè, dunque, preoccuparsi. Un pò come non si sono preoccupati negli altri settori come l’ortofrutta.

E i dati lo dimostrano. Negli ultimi quindici anni, l’Italia ha registrato una significativa riduzione delle superfici dedicate alla frutticoltura, con una perdita di 200.000 ettari di frutteti e una diminuzione della superficie coltivata a frutta e agrumi al di sotto dei 500.000 ettari.

Questa contrazione ha comportato l’eliminazione di oltre 200 milioni di piante da frutto. Anche il settore delle verdure, ortaggi e patate ha subito una flessione, con una riduzione di 100.000 ettari nello stesso periodo. Ed oggi ci troviamo nella condizione che siamo i principali venditori di ciliegie, ma non le stiamo producendo più.

E potremmo parlare anche di uva da tavola o pesche o di tantissimi altri prodotti. Perchè se l’Italia primeggia può farlo solo grazie a due anelli della filiera: commercianti e trasformatori.

Il primato non deriva da loro: E’ TUTTO E SOLTANTO LORO. E’ lì che si crea valore. Compriamo sempre più dall’estero, e vendiamo sempre più. Ma il dato che testimonia l’incremento delle importazioni non lo troverete mai. Sappiate però che l’export ha toccato 70 miliardi di euro. Tanto basta!

Beh, fate voi i conti e traete voi le conclusioni: pensando anche a quel mondo sommerso delle importazioni che ci sono, ma non si vedono a mio parere i conti non tornano.

Editoriale a cura di Donato Fanelli