Agroalimentare italiano: nel 2024 crescono produzione ed export, ma cambiano i consumi

Il 2024 ha segnato un anno di consolidamento per il settore agroalimentare italiano, tra spinte positive sui mercati esteri, una ripresa produttiva in diversi comparti e una trasformazione profonda nei comportamenti di consumo degli italiani. Secondo l’ultimo report AgriMercati di ISMEA, il sistema agroalimentare del nostro Paese ha mostrato una buona capacità di adattamento in uno scenario economico complesso, caratterizzato da incertezze geopolitiche, inflazione in rallentamento e una nuova fase dei consumi domestici.
Cresce la produzione, trainata da ortofrutta e vino
La produzione agricola è aumentata dell’1,4% in volume e dello 0,8% nei prezzi di vendita. Il valore della produzione complessiva ha così raggiunto i 74,6 miliardi di euro (+2,2% rispetto al 2023). Risultati positivi si registrano per frutta fresca (+11,5%), ortaggi (+3,8%), patate (+13%) e vino (+3,5%), mentre restano in calo i cereali (-7,1%) e l’olio d’oliva (-5%). Anche la zootecnia registra una crescita moderata, con un +1,5% per le carni bovine e +1,1% per il latte.
Particolarmente dinamico è stato il comparto della trasformazione: l’industria alimentare ha segnato un +2,6% nella produzione nel solo quarto trimestre, e +1,7% su base annua, in netta controtendenza rispetto al comparto manifatturiero complessivo (-3,7%). Distretti regionali come l’industria casearia emiliana, le trasformazioni ortofrutticole pugliesi e le produzioni vitivinicole venete hanno trainato la ripresa. L’integrazione tra filiere, la meccanizzazione e l’introduzione di tecnologie digitali (agricoltura di precisione, monitoraggio satellitare) hanno migliorato l’efficienza produttiva.
Export: performance da record, oltre i 70 miliardi
Uno dei dati più significativi del 2024 è la performance dell’export agroalimentare, che ha sfiorato i 70 miliardi di euro (+7,5% rispetto al 2023), raggiungendo un nuovo massimo storico. Le esportazioni di alimenti e bevande hanno brillato sia per quantità che per valore. Prodotti simbolo del Made in Italy come vino, pasta, olio extravergine di oliva, formaggi stagionati e prodotti da forno hanno consolidato la propria presenza sui mercati internazionali. I vini fermi in bottiglia (+4,3%) restano il prodotto più esportato, seguiti dagli spumanti (+13%), dai formaggi (+11,2%), dalla pasta e dall’olio extravergine. Il saldo commerciale del comparto è tornato positivo per oltre un miliardo di euro, confermando un netto miglioramento rispetto al 2023.
Significativa è la crescita delle esportazioni verso i mercati terzi: Stati Uniti, Canada, Giappone, Corea del Sud e paesi dell’area ASEAN, dove l’agroalimentare italiano è percepito come garanzia di qualità, sicurezza e tradizione. La domanda internazionale si sposta anche su prodotti a più alto contenuto di servizio, come le specialità pronte, i piatti della tradizione “ready to eat” e i formaggi da taglio porzionati.
Consumi in trasformazione: più ortofrutta, meno carne
Sul fronte interno, dopo due anni dominati dall’inflazione alimentare, nel 2024 si assiste a una stabilizzazione della spesa alimentare domestica (+0,9%). Più interessante, però, è la ripresa dei volumi acquistati, che segnalano un rinnovato equilibrio tra disponibilità economica e scelte di consumo. Tra i principali trend emerge un ritorno all’ortofrutta: la frutta segna un +2,9%, gli ortaggi un +2,2%. In calo invece le proteine animali: carni (-1,1%), latticini e salumi (-0,5%). Le uova si distinguono in controtendenza (+2,6%), probabilmente grazie al loro buon rapporto qualità-prezzo, alla versatilità e alla crescente domanda di fonti proteiche accessibili. Si rafforzano anche i consumi legati a benessere e praticità: crescono i prodotti “ready-to-eat”, lo yogurt greco, la frutta secca, i latti vegetali, i cereali integrali. Emergono nuovi modelli alimentari: flexitarianismo, vegetarianismo, riduzione dello spreco. Aumentano le cucine etniche e la tendenza a consumare in casa ma in modo “esperienziale” (aperitivi, brunch, cene tematiche).
La distribuzione vede una conferma del dominio della GDO, ma con una crescita dei discount, che raggiungono quasi il 25% delle vendite di prodotti alimentari confezionati, spinti dall’inflazione precedente e da un’offerta sempre più variegata e attenta alla qualità.
Cereali e ortofrutta: luci e ombre tra produzione e mercato
Il settore cerealicolo ha vissuto una fase complessa. Le rese sono calate significativamente: -16% per il frumento tenero, -7,6% per il mais. Le importazioni sono aumentate rispettivamente del 23% e del 17%. Nonostante la disponibilità sui mercati internazionali, i prezzi alla produzione non sono bastati a coprire i costi in molte aree. Il settore richiede interventi strutturali: varietà resilienti, gestione idrica efficiente, riconversioni colturali, agricoltura conservativa.
Diverso il quadro dell’ortofrutta, comparto storicamente più reattivo. Il 2024 ha visto un lieve aumento dei volumi acquistati (+0,5%) e un incremento del valore della spesa (+3%), anche grazie al successo delle IV e V gamma. Le esportazioni hanno superato i 10 miliardi di euro (+6%), confermandosi un pilastro della bilancia commerciale agricola. La competitività italiana si scontra però con l’offerta spagnola e con una domanda interna che si polarizza tra prodotti premium e convenienti.
Vino: successo all’estero, nuove sfide in casa
Il vino si conferma una delle eccellenze del Made in Italy: nei primi dieci mesi del 2024 l’export vinicolo è cresciuto del 6% in valore e del 3% in volume. Spumanti e vini fermi continuano a conquistare quote di mercato in Europa e Nord America. Tuttavia, il mercato interno si mostra stagnante: i consumi calano leggermente (-0,4%) e la fascia media soffre la competizione con altre bevande e con i nuovi modelli di consumo. I prezzi alla produzione sono aumentati sensibilmente per i vini comuni (+36%), più moderatamente per le IGT (+6%), stabili per le DOP. Si aprono riflessioni sul futuro del settore: saranno centrali i temi della sostenibilità ambientale, della riduzione del tenore alcolico, dell’adattamento ai gusti dei giovani adulti e dell’integrazione con l’enoturismo.
Olio: produzione in calo, ma l’Italia regge meglio di altri
Dopo un 2023 critico, il 2024 ha visto una ripresa della produzione mondiale di olio, soprattutto in Spagna, che ha riportato equilibrio sui mercati internazionali e provocato una riduzione dei listini globali. In Italia, la campagna è stata più breve ma meno drammatica rispetto alle attese: 240 mila tonnellate prodotte, -27% sul 2023. I prezzi dell’extravergine italiano sono aumentati del 23% e l’export ha segnato un +6% in volume e +50% in valore. Il comparto resta sotto pressione, tra costi energetici, necessità di innovazione e valorizzazione delle DOP. Il saldo commerciale torna in attivo, ma sarà cruciale capire come evolveranno le produzioni nel 2025.
Carni: più pollo, meno suino e salumi
Il comparto delle carni mostra andamenti differenziati. Le bovine restano stabili nei volumi ma crescono nei prezzi (+7%), anche per effetto delle importazioni (+3,6%). Le suine vedono una lieve ripresa delle macellazioni, ma la domanda interna resta debole (-2,5%), così come quella per i salumi (-2,1%), con effetti anche sui consorzi DOP. Al contrario, le carni avicole guadagnano terreno: +5,6% nei volumi di pollo, con prezzi in discesa. Anche le uova crescono nei consumi (+5,3%) e nell’export, grazie alla loro versatilità e al contenuto proteico.
Lattiero-caseari: crescono export e prezzi, ma calano i consumi
La produzione di latte è in aumento (+1,5%), trainata dalla domanda estera e dai buoni livelli di prezzo. Parmigiano Reggiano e Grana Padano continuano a brillare (+23%). L’export di formaggi cresce dell’11,2% in volume, con buoni risultati sia per i freschi che per gli stagionati. Il mercato interno mostra segnali misti: cala il latte fresco (-6,7%), stabile lo yogurt, crescono leggermente i formaggi freschi. La spesa complessiva per i lattiero-caseari scende dello 0,6%, con un peso crescente del canale promozionale e dei prodotti private label.
Sfide future
Il 2024 è stato un anno di transizione per il settore agroalimentare italiano. Da un lato, si consolidano i punti di forza strutturali: export in crescita, filiere produttive resilienti, riconoscibilità dei prodotti. Dall’altro, emergono segnali chiari di cambiamento nelle abitudini di consumo, che premiano salute, praticità e sostenibilità. Guardando al 2025, le sfide principali saranno: consolidare la redditività in un contesto di costi ancora instabili; rafforzare la competitività internazionale del Made in Italy; rispondere alle richieste di trasparenza, qualità e innovazione; favorire la transizione ecologica e digitale del comparto.
Il sistema agroalimentare ha, certo, dimostrato tenuta e capacità di adattamento, ma servirà uno sforzo orientato all’obiettivo di imprese, istituzioni e ricerca insieme per garantire uno sviluppo equilibrato, sostenibile e inclusivo, di affrontare le sfide del futuro con visione e concretezza.
A cura di Antonietta Cea