Agriturismo, un settore in costante crescita

Torna a crescere il valore economico delle aziende agrituristiche, ritornano gli agrituristi stranieri, si consolida la presenza di quelli italiani, diversificazione dei servizi e multifunzionalità la chiave del successo. Sono le conclusioni del dossier ISTAT sul comparto agrituristico.

L’agriturismo(i), indipendentemente dalla sua ubicazione geografica, rappresenta da sempre un “luogo”

dove è possibile scoprire “sapori”, usi e costumi delle tradizioni locali che per molti versi rappresentano

l’intelaiatura della storia nazionale. In tale ottica, l’agriturismo alimenta, ed è a sua volta alimentato, da uno specifico modello culturale che fa della “sicurezza” e della “sostenibilità” due delle parole d’ordine che, ancora di più dopo la crisi sanitaria dovuta alla pandemia, fanno da guida alle strategie degli imprenditori che operano in questo settore. I dati del 2021 danno infatti conto della ripresa di questo settore sia in termini di una positiva dinamica demografica delle aziende, sia in relazione al numero di agrituristi ospitati nelle strutture, sia infine per la crescita del valore economico delle aziende stesse. Per una migliore lettura del “fenomeno agriturismi” sembra opportuno comparare i dati del 2021 sia con quelli dell’anno precedente, che consentono di valutare la “capacità” di resilienza di queste strutture, sia con quelli di lungo periodo, che descrivono la “lunga marcia” compiuta dagli operatori di questo settore nell’ultimo decennio. L’importanza della rete agrituristica all’interno del mondo rurale è evidente non solo in termini di crescita del numero di strutture, ma anche per la loro diffusione e densità territoriale a livello comunale. Tra il 2011 e il 2021, le strutture agrituristiche sono aumentate del 24,4%. Il tasso medio annuo di crescita è del 2,0% e varia dall’1,3% del Nord-est al 2,6% del Centro. Rispetto allo scorso anno le nuove aziende sono 330. Se si considerano solo le strutture con alloggio che, per numero e importanza economica, formano il core di questo settore, la crescita rispetto al 2011 è del 23,2%, con un tasso medio annuo di crescita dell’1,9%. Infine, le aziende agrituristiche che svolgono anche attività di fattoria didattica, una funzione socio-pedagogica che nel tempo ha acquisito grande importanza, sono aumentate del 76,6%, con un tasso medio annuo di crescita del 5,3%. Degli 8.092 Comuni del 2011, il 58% di questi ospitava almeno una struttura agrituristica; nel 2021 i comuni si riducono a 7.904 e di questi il 63,3% ne ha almeno una nel proprio territorio. Questa dinamica territoriale interessa tutte le macro-aree geografiche. Nel 2021 i comuni del Centro che ospitano almeno una struttura sono l’84,7% (erano il 77% nel 2011), quelli del Nord-est sono il 78,6% (74,2% nel 2011), seguono le isole con il 62,6% (58,5%), il Sud con il 56,9% (53,4%) e il Nordovest con il 52,5% (46,5%). Nel 2021 i comuni con una sola azienda agrituristica sono 2.483 (pari al 35,3% del totale), di cui 38 sono “nuovi comuni agrituristici”. Nel 54,7% dei comuni si localizzano da 2 a 10 aziende, nell’8,9% da 11 a 50, nel 2% più di 50. I comuni con almeno 100 di queste strutture sono 11 (Appiano sulla strada del vino, Assisi, Caldaro sulla strada del vino, Castelrotto, Cortona, Grosseto, Manciano, Montalcino,Montepulciano, Noto, San Gimignano).

Torna a crescere il valore economico delle aziende agrituristiche – Nel 2021 il valore corrente della produzione agrituristica è di poco superiore a 1.162 milioni di euro e contribuisce per il 3,3% alla formazione del valore economico dell’intero settore agricolo nel quale le aziende agrituristiche incidono per il 2,2%. Rispetto al 2020 il valore economico delle aziende agrituristiche (iii) cresce del 44,8% ma rimane ancora sotto il livello pre-pandemia del 2019 (-26%). L’incremento varia dal 51,7% del Nord-est al 44,8% del Nord-ovest, del Sud e delle Isole, fino al 38,3% del Centro. Poco più 50% del valore economico è generato dalle aziende agrituristiche del Nord, in particolare da quelle del Nord-est (39,3%). Il contributo del Centro e del Mezzogiorno è pari rispettivamente al 37,5% e al 12,2%. Il valore medio della produzione per azienda (valore economico del settore diviso numero delle aziende agrituristiche) è di poco superiore a 45mila euro (era 32mila nel 2020 e 63mila nel 2019). L’incremento maggiore si registra nel Nord-est, che supera i 62mila euro (+20.800 euro rispetto allo scorso anno). Fino al 2019 l’andamento del numero di aziende segue, anche se con fluttuazioni più contenute, quello delle presenze e del ciclo economico. Nel 2020, in seguito all’emergenza sanitaria, si registra una differenziazione tra il valore economico, le presenze e il numero di aziende. Il lockdown imposto per contenere la diffusione del Covid-19 ha prodotto effetti gravissimi sulle presenze e quindi sul valore economico, ma, al contempo, non ha inciso sull’articolazione e la solidità della rete agrituristica, che nel 2021 si è trovata pronta ad accogliere i turisti e a innescare una nuova fase di crescita economica che ha superato i livelli pre-pandemia. 

Ritornano gli agrituristi stranieri, si consolida la presenza di quelli italiani – Nel 2021 gli arrivi nelle strutture agrituristiche hanno superato i 3 milioni registrando un forte recupero rispetto al 2020 (+36,9%), ma non rispetto al 2019 quando gli arrivi erano stati 3,2 milioni. Gli agrituristi italiani aumentano del 23,6% e quelli stranieri del 68% (669mila nel 2020,1,2 milioni nel 2021). Complessivamente, nello stesso periodo, gli arrivi sono aumentati del 41,2%: l’incremento per gli italiani è del 32,1%, per gli stranieri del 62,9%. L’incidenza dei turisti ospitati dalle aziende agrituristiche sul totale dei turisti è del 3,8%, percentuale che sale al 4,1% per gli agrituristi stranieri. Nel leggere questo dato si tenga conto che la rete delle aziende agrituristiche con alloggio rappresenta il 9,4% del totale delle strutture ricettive.  Le strutture del Centro e quelle del Nord-est, con il 41,3% e il 31,5% di agrituristi, si confermano le più attrattive; spiccano la Toscana (28,8%) e la provincia autonoma di Bolzano (12,1%). Rispetto al 2020, gli arrivi variano tra il +24,1% del Nord-ovest e il +43,6% delle Isole. In particolare, gli agrituristi dall’estero ospitati nelle strutture del Sud e del Centro sono più del doppio

rispetto al 2020 (rispettivamente +109% e +107%). D’altra parte, sul fronte interno, l’aumento più significativo di agrituristi italiani si registra nelle Isole (+31,7%) e nel Sud (+21,9%). Si riduce il divario tra italiani e stranieri ospitati nelle strutture agrituristiche: nel 2021 il rapporto tra agrituristi italiani e stranieri è di 17 a 10 (era di 23 a 10 nell’anno precedente); in particolare di 10 a 1 per il Molise e di 8 a 1 per Lazio e Basilicata, che sono le regioni con le aziende meno selezionate dai clienti. Le presenze superano i 12 milioni (+36,9% rispetto il 2020) e nel 53% dei casi si tratta di italiani (erano il 61% nel 2020). La permanenza media (numero di notte trascorse) è circa 3,4 giorni per gli italiani e 5 giorni per gli stranieri (prima della pandemia 4,6 giorni per gli stranieri e 3 per gli italiani).

Vincenti le strutture con un maggiore numero di servizi offerti –  Tra il 2011 e il 2021 le attivazioni sono state 18.547 contro 13.270 cessazioni, con un saldo positivo di oltre 5.200 strutture. Sia i tassi di attivazione (aziende attivate nell’anno di riferimento/totale aziende presenti nello stesso anno) che quelli di cessazione (aziende cessate nell’anno di riferimento/totale aziende presenti nello stesso anno) registrano i valori più alti nel 2015 (rispettivamente 11,4% e 9,2%) mentre nel 2021 i due tassi scendono a 4,4% e 3,2% (7,4% e 5,5% nel 2020). Sul territorio le attivazioni variano tra l’1,8% del Sud e l’8,4% delle Isole, le cessazioni tra lo 0,8% delle Isole e il 4,1% del Centro.  Il rischio di cessazione dipende anche dalla capacità del conduttore di intercettare e adeguare l’offerta di servizi alla domanda. Oltre all’alloggio, alla ristorazione e alla degustazione, che rappresentano l’offerta base, sono state rilevate altre sette tipologie di servizi (escursionismo, equitazione, fattorie didattiche, mountain bike, osservazioni naturalistiche, sport, trekking). Queste attività, che sono le più diffuse nel “mondo” delle aziende agrituristiche italiane, sono per molti versi connesse alle peculiarità geografiche e alle tradizioni delle diverse località che ospitano le strutture e, al contempo, ne connotano sia la specificità economico-commerciale che quella socio-culturale Sembra interessante mettere a fuoco alcuni aspetti della relazione tra articolazione dei servizi offerti

dalle aziende agrituristiche e la permanenza delle stesse sul mercato. Anche in questo caso è opportuno analizzare la dinamica demografica di queste aziende nel lungo periodo. Delle 13.270 aziende agrituristiche cessate negli ultimi 11 anni, circa il 25% aveva una bassa offerta economico-commerciale (nessuno o un solo servizio), oltre il 90% non offriva alloggio, ristorazione e degustazione e poco più dell’80% offriva non più di 3 servizi (offerta medio-bassa). Tra queste strutture solo 15 avevano un’offerta medio-alta (6-7 servizi) e alta (8-10 servizi). Nel 2021 le aziende agrituristiche che hanno cessato l’attività sono 818 (1.385 nel 2020). Il 91,3% di queste strutture non offriva alloggio, ristorazione e degustazione. La permanenza media sul mercato è di 14 anni e varia tra i 12 anni nel Sud e i 16 nel Nord-est. Le imprese attive nel 2021 hanno una vita media di poco inferiore a 11 anni. Le aziende più longeve sono quelle nel Nord-est, con 12 anni, quelle meno longeve sono invece localizzate nelle Isole, con una vita media di 9 anni. 

Multifunzionalità: la “via italiana” alla resilienza delle aziende agrituristiche – L’agriturismo come “luogo” è il risultato di un lungo processo di radicamento territoriale e di innovazione imprenditoriale. In tal senso, la multifunzionalità è innanzitutto una strategia economico-imprenditoriale che ha notevoli ricadute sia in campo sociale (si pensi alle fattorie didattiche), sia in quello ecologiconaturalista. La multifunzionalità sembra quindi caratterizzare questo settore, rendendolo ancora più peculiare nel panorama internazionale e sembra essere una delle “vie italiane” alla modernizzazione dell’intero comparto agricolo. Nel 2021 le aziende agrituristiche che offrono almeno 3 servizi (multifunzionali) sono 9.559 (+21,3% rispetto al 2011) e rappresentano il 37,6% delle strutture attive. Quelle che svolgono almeno due attività (bifunzionali) o una sola attività (monofunzionali) sono rispettivamente il 42,4% e il 19,9%. Dal 2011 il tasso medio annuo di crescita di queste ultime è dell’1%, mentre è pari rispettivamente al 2,3% e al 2,2% quello delle bifunzionali e delle multifunzionali. Nel 2021 l’incidenza maggiore di aziende agrituristiche multifunzionali si registra nelle Isole (51,5%), seguono Nord-ovest (42%), Sud (39,9%), Centro (36,4%) e Nord-est (32,5%). Il tasso medio annuo di crescita delle attività multifunzionali nel periodo 2011-2021 è per le Isole del 5,4%, per il Nord-ovest del 4,3%, per il Sud del 4%, per il Centro del 2,6% e dell’1,3% per il Nord-est. Tra le aziende agrituristiche che offrono alloggio il 48,1% è di tipo multifunzionale, quota che sale al 57% e al 61,5% tra le strutture che fanno servizio di ristorazione e degustazione, arriva oltre l’80% per le fattorie didattiche e supera il 90% per le altre attività. 

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