Agriturismo sospeso fra la sua storia (il FU) e la visione degli anni a venire (FUTURO)
La gestazione di AGRIFUTURISMO è iniziata qualche anno fa, quando a mio parere si intravvedevano già segnali che l’eccellenza italica dell’agriturismo non era poi così inattaccabile e resistente ai mutamenti: della domanda, delle nuove ospitalità rurali, delle mutate attenzioni verso la campagna. Il data base che dal 2006 ho implementato (TERRAE) mi ha posto nella condizione privilegiata di potere interpretare, attraverso i numeri e la sempre più articolata realizzazione di pannelli tematici, andamenti che sovente stonavano con gli adagi di quanti continuavano, e continuano, ad incensare una multifunzionalità che non è univoca lungo tutto il territorio nazionale. Gli attori locali impegnati nella programmazione e gestione dei territori (Assessorati, Enti, Associazioni, GAL, ecc.) sono consapevoli come il mondo dell’agriturismo presenta soddisfazioni, difficoltà e criticità, a seconda di longitudini e latitudini geografiche. Ma al di là delle soddisfazioni e disillusioni che localmente si possono registrare, reputo, per dirla con chiarezza che è giunto il momento di ripensare all’agriturismo italiano per prepararlo ed attrezzarlo a superare situazioni immediate, ma soprattutto per indicare quale possono essere le evoluzioni che possono consentire la tenuta del tessuto imprenditoriale dell’ospitalità di campagna.
Quando ho sottoposto a qualche editore le bozze di AGRIFUTURISMO, la cosa che mi veniva chiesta era smussare la scomodità di taluni contenuti quando di evitare alcuni passaggi ritenuti lesivi di sensibilità istituzionali e di posizione. Titubanze e riluttanze che mi sono parse conferme di quello che volevo trasmettere in 120 pagine: da qui la scelta di libertà di autopubblicare concetti, numeri, visioni senza avere cautele se non quelle di supportare con dati quanto scritto e prodotto.
Un intento del libro, e il tempo lo dirà, era ed è quello di riuscire a catturare la curiosità, infondere dubbi, suscitare confronti, fornire una lettura di prospettiva che superi l’unanimismo compiacente. Un altro scopo che mi sono prefisso, era quello di utilizzare una scrittura immediata capace di parlare al singolo agricoltore, ai profili responsabili di politiche rurali, a giovani impegnati in studi di territori, paesaggi, sostenibilità, autenticità alimentari.
Infine, visto il debutto della nuova programmazione dei Piani di Sviluppo Rurali e Locali, mi auguro che gli attori istituzionali e i Gruppi di Azione Leader trovino in AGRIFUTURISMO spunti per attuare strumenti di sostegno non semplicemente a pioggia, ma consapevoli che si può pensare alla multifunzionalità ospitale partendo da uno stato dell’arte che può e deve evolversi in funzione dei mutamenti della domanda (in Terrae lo abbiamo declinato per le ca. 200 ruralità presidiate dai GAL).
Nessuna pretesa di offrire analisi e proiezioni incontrovertibili: c’è già chi lo fa egregiamente salvo smentite sul campo. Quanto scritto è frutto di un percorso partito nel 2006, in cui osservazione, analisi, sperimentazione, imprenditoria si sono intrecciati costantemente: a volte con successo altre con meno fortuna. Ritengo che “l’anomalia” della mia esperienza costituisca un valore che mi auguro essere riuscito a condensare nelle 120 pagine di AGRIFUTURISMO.
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Fabio Morosato