Abbiamo scelto di vivere per lei … e non solo oggi

Ricordi infantili (di un tempo ormai passato) mi riportano alla mente quando nelle diverse piazze di paese gli agricoltori si intrattenevano con mio padre in chiassosi capannelli e dal frastuono allegro ribalzava fuori la frase:

Dai, che domani C’E’ la giornata!”. Era qualcosa di buono: c’era lavoro. Le condizioni meteo, previste quasi a mò di oracoli, permettevano lo svolgimento della giornata di lavoro. Oggi invece quando intercetto il fracasso ingegnoso dei “miei ragazzi” riunitisi in riunione intercetto la frase: “domani E’ la giornata…”.

C’è la giornata delle api e della biodiversità, c’è la giornata della terra, c’è la giornata del risparmio energetico…c’è sempre una giornata. E ciò va a nozze con i content strategist, cioè coloro che programmano e pianificano i contenuti da porre al centro dell’agenda. E beh, anche io voglio cogliere l’invito… ma lo faccio, come sempre, a modo mio.

Oggi è, dunque, la giornata della Terra. Con la T maiuscola, eh! Una delle frasi più ricorrenti in questa tipologia di narrazioni è che la terra è dei nostri figli, ci è stata solo prestata e siamo responsabili di come la lasciamo a chi ci seguirà su questo pianeta. Certo l’abbiamo sentita tante volte e questo ne ha depotenziato la carica, l’effetto sui nostri comportamenti. Ritengo che il nocciolo della questione stia tutto lì, tuttavia io mi domando: ma chi ci seguirà se non facciamo più figli? Stiamo diventando un paese sterile: nel 1948 nascevano un milione di persone e ne morivano 300mila.

Donato Fanelli - Editore Foglie TV
Donato Fanelli – Editore Foglie TV

Nel 2020 ne sono nate appena 200mila, ma ne sono morte 600mila. E questo dato, tragico per il nostro sistema paese, ne associo un altro: la popolazione impiegata in agricoltura è passata dal 40% al 3% chi ne sarà il Custode (con la C maiuscola) di questa terra? Chi se ne prenderà cura? Chi ne tutelerà il patrimonio di biodiversità? E in un’era in cui i fondi presenti sui listi delle borse mondiali scendono in campo direttamente (e senza intermediari) per acquisire TUTTA la filiera (e non un singolo anello) e la sperimentazione agricola si sposta dal campo al laboratorio che ne sarà della nostra terra? Non dimentichiamoci, infine, che è in atto uno spopolamento delle zone rurali che si esplica in due direzioni: i nostri giovani o si avvicinano alle città oppure lasciano i paesi natii per emigrare all’estero.

Le nostre campagne di questo passo saranno abbandonate a se stesse ed i custodi della Terra saranno solo un ricordo. E le giornate di lavoro nei campi saranno sostituite dall’ennesima Giornata che, magari, celebrerà quando si andava in campagna per lavorare e non per fare l’ennesima “experience”.

A cura di Donato Fanelli

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