La speculazione parte già dai numeri contestabili (o contestati)

“E pur si muove”. Questa frase, da sempre attribuita a Galileo è la frase di un genio tacciato di essere eretico perchè portava avanti le sue teorie contrarie al pensiero comune (o al pensiero imposto dal potere, diremmo oggi). Chiaramente nel momento in cui la frase la utilizza il sottoscritto, eliminando l’epiteto di “genio” ne andrebbe ridimensionata la portata rivoluzionaria del pensiero, ma l’indole a dire sempre quelle due parole fuori posto c’è…e rimane. Ora, tornando a noi: voglio parlare della filiera olivicola. La stagione di raccolta non è imminente, si è alle prese con l’immane compito di portare acqua alle piante e nel monitorare il mercato (sforzo altrettanto immane).
In tutti i paesi produttori, in queste settimane, le diverse organizzazioni che rappresentano gli agricoltori si incontrano per fare il punto della situazione, facendo una fotografia dei trend ed elaborando le prime stime, seppur ufficiose. E pare che non sia vizio soltanto italiano quello di gonfiare le cifre, è ormai uso comune anche da parte dei nostri cugini spagnoli. Seguendo i diversi forum non ho potuto non notare la querelle tra gli agricoltori e le organizzazioni di categoria che si affrettavano ad esordire con dichiarazioni roboanti, per la serie: “Fine della crisi dell’olio d’oliva: la campagna 2024/25 tornerà alla normalità. Se l’estate lo consentirà, la Spagna supererà nuovamente il milione di tonnellate di olio d’oliva nel prossimo raccolto”. Ma portatori di interesse dalla penisola iberica mi dicono che la Spagna anche secondo le migliori previsioni non si avvicinerà al milione di tonnellate. Un agricoltore spagnolo in uno di questi gruppi sui social biasimava la scelta delle organizzazioni di rappresentanza di diffondere stime per nulla veritiere, anche perchè la siccità non ha risparmiato gli alberi neanche in questa campagna e i frutti sono stati non ottimali già da due anni. “Il raccolto sarà medio o scarso anche quest’anno” chiosa nel suo post un agricoltore spagnolo. Certo una rondine non fa primavera, ma sono diversi gli agricoltori non allineati alla narrazione ufficiale: forse anche le proteste che si sono svolte in Europa hanno contribuito a togliere i filtri e molti, adesso, vogliono dire le cose così come stanno. E in Italia avviene la stessa cosa. Importanti player della produzione italiana affermano che in media l’Italia avrà un decremento produttivo del 50%, in Puglia si sfiorerà il -70% o anche il -80% rispetto alla precedente annata. La produzione italiana potrebbe assestarsi sulle 130mila tonnellate. Anche quest’anno, sommando la produzione di tutti i paesi produttori non si dovrebbero raggiungere le 3 milioni di tonnellate che è il fabbisogno mondiale di olio.
Sono numeri questi che il mondo produttivo ben conosce, ma nessuno dice… anzi si guarda dal dirlo. Almeno ora: bocche cucite. Perchè la narrazione ufficiale deve essere sempre allineata al dato positivo. Questa ormai è la regola. Ma, e lo dico da profano, a chi giova questo atteggiamento? Ai produttori? Bah, nutro i miei forti dubbi. Forse, e dico forse, non giovano più a coloro i quali hanno intenzioni di far entrare produzioni dall’estero per renderle “magicamente” spagnole o italiane, a seconda dell’ubicazione della sede legale (tanto ormai parlare di Italia è come parlare di Spagna, cambia poco se non ragione sociale). In Italia o in Spagna…purché se magna!

A cura di Donato Fanelli