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2050, cibo cercasi

Partiamo da un presupposto: nel 2050 non ci sarà cibo per tutti. La scarsità di terra coltivabile e la volatilità dei prezzi delle materie prime minacciano un gran numero di sistemi alimentari, mettendo a rischio la nutrizione dei 9 miliardi di persone che presumibilmente abiteranno il Pianeta tra meno di quarant’anni. Tanto più che da una parte l’incremento demografico accelera sempre di più, mentre dall’altra il tasso di crescita della produzione agricola in molte aree del globo sta rallentando.
E’ il nocciolo della questione se si analizza il sistema agricoltura a livello globale: serve più cibo, ma è più difficile produrre. Servono più terre da lavorare, ma ci sono sempre meno lavoratori nelle aree più sviluppate.
Di questi aspetti si è ampiamente discusso ad Eima che non solo è diventata “la fabbrica dell’innovazione”, ma anche un hub privilegiato per parlare di agricoltura a 360°. Questo per una semplice ragione: Eima si conferma luogo di aggregazione di tutti gli operatori delle diverse filiere da tutto il mondo. L’innovazione oggi ha già un ruolo fondamentale: ci permette di produrre di più, meglio e a minor costo.
Un plus che è stato reso possibile da 15 anni di investimenti importanti delle nostre aziende ed oggi la ricerca di sviluppo si conferma l’unico modo per competere con player che riescono ad imitarci proponendo soluzioni a minor costo. Tuttavia siamo ancora i leader perchè il mercato ha compreso che il Made in Italy rappresenta tuttora l’unica tecnologia che permette di abbattere i costi e semplificare il lavoro, razionalizzando le risorse, economiche ed ambientali. Una narrazione, questa, che dobbiamo essere bravi, come sistema paese, a veicolare nei nuovi paesi emergenti come l’Africa, dalla quale passa il futuro dell’agricoltura mondiale: è lì che si gioca la partita con i nostri competitor.
Oggi la terra sta diventando un bene prezioso, continuamente minacciata da desertificazione, cementificazione e dal “land grabbing”. Solo il degrado del suolo ha compromesso la fertilità più di un quarto della superficie terrestre, interessando ben il territorio di ben 100 Paesi nel mondo. In particolare, il 40 per cento delle terre degradate a livello mondiale si trova in zone con alti tassi di povertà dove nel 2050 la popolazione e i redditi in costante sviluppo richiederanno un aumento del 70 per cento della produzione mondiale alimentare. Il che significa un miliardo di tonnellate di cereali e 200 milioni di tonnellate di prodotti d’allevamento da produrre in più ogni anno. Ma se sommiamo ai problemi ambientali, gli effetti della volatilità dei prezzi, il rischio di approvvigionamento alimentare diventa allarmante
L’agricoltura ha bisogno di innovazione e questo il comparto delle macchine agricole lo ha ben inteso, ribadendolo con forza a Bologna: il 66% delle imprese iscritte a Federunacoma nonostante il calo delle vendite, ha aumentato gli investimenti in ricerca e sviluppo nel 66% dei casi. Il settore della meccanica agricola risente in modo diretto delle variabili che condizionano sia l’economia industriale che quella agricola. Nell’anno passato e nell’anno in corso l’andamento del settore industriale è stato influenzato dal costo elevato delle materie prime e delle forniture energetiche – legato a fattori geopolitici e alla guerra in Medioriente – mentre le politiche monetarie restrittive messe in atto per contenere l’inflazione hanno ridotto l’accesso al credito e rallentato gli investimenti.
Ecco perchè l’annuncio del nuovo Bando Innovazione fatto dal Ministro Lollobrigida non può essere accolto che con favore. Ma, come ha anche ribadito il direttore ICE, Matteo Zoppas: le sfide del mercato si affrontano con una profonda coesione tra i sistemi economici (agricolo e industriale in primis) affinchè si performi sempre meglio e più velocemente nel creare soluzioni che ci diano quel vantaggio competitivo che compensi il gap nell’approvvigionamento delle materie prime.
Il genio italiano rimarrà genio, se frutto di una intelligenza condivisa.

Donato Fanelli